ROVIGO - Quando un mendicante si è avvicinato al suo furgone, chiedendo l’elemosina, con una mano protesa verso il finestrino e l’altra che reggeva un...
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FERITE LIEVI
Nell’aggressione, il mendicante, un 38enne residente a Malalbergo, in provincia di Bologna, non aveva comunque riportato lesioni particolarmente gravi. Nel referto medico la diagnosi è di “algie diffuse in sede di trauma da riferita aggressione”, mentre la prognosi era stata di appena 5 giorni. L’uomo non si era costituito parte civile. Il tutto risale al 26 ottobre dello scorso anno e ieri è arrivato a conclusione il processo di primo grado.
L’accusa, con la requisitoria del viceprocuratore onorario Marika Imbimbo, aveva chiesto una condanna dell’imputato ad una pena di 8 mesi, sottolineando come fossero emerse prove della colpevolezza del 52enne riguardo alle accuse che gli erano mosse, compresa la contestata aggravante delle motivazioni di odio etnico-razziale alla base del gesto. La difesa, affidata all’avvocato Massimo Bellinello, è riuscita a far cadere l’aggravante e ad ottenere la riqualificazione del reato di lesioni in percosse, ma nel dispositivo della sentenza che è stata pronunciata ieri dal giudice Raffaele Belvederi, c’è stato comunque un passaggio significativo, perché la pena di 5 mesi non è stata sospesa con la condizionale, proprio per una valutazione in merito alla matrice ideologica reato. «Sicuramente è un successo – spiega l’avvocato Bellinello - che sia stata riconosciuta l’insussistenza dell’aggravante delle motivazioni razziste, ma la mancata sospensione condizionale nei confronti di un incensurato è una contraddizione: valuteremo l’appello». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino