Giunta azzerata a Rovigo, arriva il segretario della Lega

Toni Da Re
ROVIGO - Tutto sembra possibile a Rovigo, dopo che giovedì il sindaco Massimo Bergamin ha azzerato la propria Giunta di centrodestra, dando il benservito a tutti e otto i...

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ROVIGO - Tutto sembra possibile a Rovigo, dopo che giovedì il sindaco Massimo Bergamin ha azzerato la propria Giunta di centrodestra, dando il benservito a tutti e otto i suoi assessori. La maggioranza, infatti, formalmente non ha già più i numeri, dopo che ieri è arrivato l'annuncio formale di fuoriuscita da parte del gruppo Obiettivo Rovigo, che fa capo al presidente del consiglio comunale ed ex sindaco Paolo Avezzù, pur rientrato in Forza Italia, che può contare su due ulteriori consiglieri. Ma da qui a firmare con il proprio nome per far cadere il sindaco il passo è meno breve di quanto si possa pensare. Importante è, fra l'altro, anche il fattore tempo. Secondo i calcoli che circolano nei corridoi, infatti, se la caduta arrivasse prima del 24 febbraio si andrebbe al voto a primavera, se invece la caduta fosse successiva, per Rovigo si aprirebbero le porte di un nuovo commissariamento, che farebbe il paio con quello avvenuto nel luglio del 2014 del predecessore di Bergamin, il sindaco Bruno Piva, sempre espressione del centrodestra, caduto sotto il fuoco amico. Come ammette qualche consigliere, anche fra chi sembra deciso a far arrivare al capolinea l'amministrazione Bergamin c'è una sorta di divisione fra chi vuole farlo immediatamente, costi quel che costi, votando sull'onda del vento delle europee, chi invece preferirebbe una sorta di time out con un anno di gestione commissariale per far calmare le acque. Tante, insomma, le variabili in gioco sullo scacchiere politico rodigino. Con quella che, tuttavia, sembra assumere i connotati di una certezza: se anche Bergamin dovesse riuscire a superare questa crisi, l'ennesima nei nemmeno quattro anni da sindaco, una sua ricandidatura nel 2020 sarebbe da considerarsi altamente improbabile.

IMBARAZZO Il caso Rovigo è spinoso soprattutto per la Lega, visto che Bergamin oltre che sindaco del capoluogo polesano è vicepresidente veneto della Lega, ma il gruppo consiliare sembra non aver più fiducia in lui. A testimonianza della delicatezza della questione anche il fatto che Giannantonio Da Re, segretario veneto della Lega, che sulla vicenda si è già confrontato con Matteo Salvini in persona e che oggi sarà a Rovigo, sia insolitamente abbottonato: «Vediamo come evolverà la situazione, ci saranno degli incontri e cercheremo di trovare una soluzione. Non dico niente di più perché per ora non c'è niente di più da dire».

Formalmente i vertici della Lega non vogliono un caso Rovigo, ovvero la caduta di un sindaco del Carroccio per mano di leghisti proprio a ridosso delle elezioni europee. Ma l'insofferenza dei consiglieri comunali è più che palpabile e di non facile gestione. A vestire i panni di colomba, tendendo la mano a Bergamin nonostante le numerose contrapposizioni del passato, è di fatto l'assessore regionale polesano Cristiano Corazzari: «Mi auguro che si dia la precedenza all'interesse della città e che si metta da parte l'interesse della città». Una frase che sembrerebbe sibillina, ma la precisazione non lascia dubbi su quale sia il senso: «Spero che si riescano a superare le beghe politiche per poter così affrontare le tante questioni aperte e che l'amministrazione deve ancora affrontare, andando oltre le contrapposizioni personali». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino