ROVERETO - Una giovane donna è stata violentata nella notte a Rovereto per strada vicino a un centro profughi. Polizia e...
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Polizia e carabinieri sono al lavoro per ricostruire in modo preciso i fatti e per arrivare così a identificare il responsabile. Per ragioni investigative al momento ritengono quindi opportuno non fornire ulteriori elementi.
SOSPETTI SUI PROFUGHI
Test del Dna per i settanta ospiti della struttura di accoglienza per immigrati di Marco di Rovereto. A darne notizia, in una nota, è il presidente della Provincia autonoma di Trento, che afferma: «Esprimiamo innanzitutto vicinanza e solidarietà alla vittima e rimaniamo in attesa dell'esito delle indagini». La donna è italiana e stava portando fuori il cane nei dintorni del centro, quando intorno alle 2 è stata aggredita da una persona di colore, spiegano le forze dell'ordine a proposito di quanto riferito dalla presunta vittima. In mattinata il questore di Trento Giorgio Iacobone, e il comandante dei carabinieri di Trento, colonnello Maurizio Graziano, si sono recati al centro della protezione civile che ospita gli immigrati, poi è stato convocato al Commissariato del Governo di Trento un Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, a cui ha partecipato anche il presidente Rossi.
IL QUESTORE
«Stiamo procedendo con la massima incisività, perché il nostro motto resta 'solidarieta' nella legalità». Tuteliamo i cittadini con la massima determinazione, ma agiamo allo stesso tempo a beneficio degli stessi profughi, per fugare il dubbio che sia stato uno di loro o, nel caso fosse stato, per individuarlo e isolarlo al più presto». A dirlo è il questore di Trento Giorgio Iacobone, che segue da vicino le indagini in corso sulla violenza sessual. «Al momento non si può - sottolinea il questore - dire con certezza che sia stata una persona presente nel campo a compiere la violenza. In ogni caso, se così fosse, lo sapremo presto dal Dna. Perché ieri nel centro c'erano 70 persone e oggi ancora 70, quindi nessuno è andato via nel frattempo». Eventualità che sarebbe stata possibile, dal momento che in quanto centro di accoglienza e non di detenzione, non ha cancelli che impediscano alle persone di entrare e uscire. «Stiamo lavorando in una forte rete sinergica tra polizia e carabinieri - ha concluso il questore - per la gravità insita nel gesto e l'ovvio forte shock che provoca in chi lo subisce».
LA RABBIA DEL SINDACO
«Quel centro di accoglienza va chiuso, senza se e senza ma. Deve essere smantellato immediatamente. Lo dico da settimane. Era nato per una permanenza massima di 48 ore, invece le persone stanno per settimane in container a 40 gradi. Le incontro per le strade e le piazze di Rovereto, sulle strade statali, ma anche sull'autostrada a fare l'autostop: donne incinte che mi chiedono dove andare per arrivare a nord. Non ce la faccio più a vedere queste cose. Che Europa è? Che Italia è?». A dirlo è il sindaco di Rovereto, Andrea Miorandi (Pd), che si trova all'estero, ma è stato informato del fatto che una giovane ha denunciato uno stupro subito nella notte e che è stato disposto il test del Dna per i profughi nel vicino centro d'accoglienza. «La solidarietà dell'amministrazione e di tutta la città va alla vittima» è la prima cosa che dice. «È un fatto incredibile - aggiunge - e spero che la giustizia faccia il suo corso e se ne abbiano gli esiti in fretta».
Il Gazzettino