"Rotta balcanica": dal Kosovo a Nordest, la lunga attesa nella galleria ferroviaria

"Rotta balcanica": dal Kosovo a Nordest, la lunga attesa nella galleria ferroviaria
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TRIESTE - La Squadra Mobile, all’esito di attività investigative finalizzate alla repressione e al contrasto del fenomeno dell’immigrazione clandestina sulla cosiddetta "rotta balcanica" avviate nel merse di marzo 2017 e dirette dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Trieste, hanno dato esecuzione all’ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere nei confronti di S.M., cittadino serbo domiciliato a Trieste, indagato con altri stranieri prevalentemente kosovari già deferiti alla citata Procura Distrettuale.


Le indagini hanno avuto inizio a seguito di un anomalo incremento delle richieste di protezione internazionale, presentate da parte di cittadini di etnia kosovara. In più di una occasione, alcuni richiedenti protezione erano stati accompagnati all’Ufficio Immigrazione della Questura da connazionali già inseriti nel tessuto cittadino, fornendo il medesimo recapito. Tale circostanza ha generato il fondato sospetto che i domicili dichiarati potessero essere di comodo e comunicati al fine di soddisfare uno dei requisiti richiesti per ottenere il titolo di soggiorno.

Proficui sono stati anche gli interscambi informativi sia con la Polizia slovena che con gli organi investigativi internazionali, grazie ai quali è stato possibile acquisire notizie su soggetti operanti in Kosovo.  È stato accertato come i migranti giungessero in Italia seguendo una rotta che dal Kosovo attraversa la Serbia, quindi la Croazia, fino al confine con la Slovenia: proprio presso tale confine i “viaggiatori” venivano fatti sostare in prossimità di una galleria ferroviaria, da cui il nome dell’operazione. Gli stessi, anche in condizioni climatiche avverse, restavano in attesa per il tempo necessario all’organizzazione del viaggio finale che prevedeva il recupero e il trasporto degli stessi a Trieste e il successivo instradamento verso destinazioni in Italia o nel centro Europa. Sono stati anche ricostruiti, anche attraverso l’esame delle conversazioni effettuate con i sistemi di messaggistica quale “viber” presenti sugli apparati telefonici sequestrati ai passeur via via tratti in arresto, ventidue viaggi illegali che hanno permesso l’ingresso in territorio nazionale di diversi clandestini di etnia prevalentemente kosovara.


A riscontro delle attività di indagine tra la fine del 2017 ed il 2018, sono stati tratti in arresto in flagranza di reato in distinte occasioni 7 cittadini kosovari, indagati nel medesimo procedimento, colti nell’atto di trasportare numerosi clandestini kosovari in ingresso stato o dall’Italia all’Austria e Francia. Sono state dunque raccolte altre fonti di prova a carico degli indagati anche residenti a Trieste e, tra questi, l’arrestato di ieri ora al carcere del Coroneo. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino