TREVISO - «Dico sì al censimento dei campi rom, ma non criminalizzateci tutti». Sono le parole di una matriarca Rom trevigiana. «Non siamo diavoli: invito...
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LE PRECISAZIONI
Ma mette alcuni puntini sulle i: «Questa proposta spaventa per lo più gli zingari che stanno fuori dall'Italia e che vivono negli altri stati Europei. Si ha paura. La proposta del censimento ricorda Hitler, che ci metteva insieme agli ebrei nei campi di concentramento per sterminarci tutti. Adesso si sta facendo un gran tam tam su Facebook. Il risultato è che gli zingari europei, specie quelli austriaci e tedeschi, non vogliono venire qui in Italia. Io invece non temo nulla».
L'ASSISTENZA
«Sto bene a Treviso dove siamo trattati con dignità dal Comune e dalla gente. Ci danno le case, stiamo bene qui. I miei nipoti e prima di loro i miei figli sono andati tutti a scuola, i miei pronipoti presto andranno all'asilo. Purtroppo però anche se siamo italiani non veniamo considerati come tali. Ma non esiste ancora integrazione, si vive infatti tra due culture, la nostra e la vostra. Siamo arrivati da Capodistria, decenni fa, con la speranza di una vita migliore, ed effettivamente la vita che conduciamo ora, protetti nelle nostre case è migliore di quella di un tempo, anche se ora c'è troppa gentaglia in giro. Anche noi zingari abbiamo paura dei delinquenti. A casa mia, ad esempio, son già venuti a rubare due volte. Strano a dirsi vero?».
«NON SIAMO PARASSITI»
E quando le si dice che noi italiani il più delle volte si pensa agli zingari come ladri, truffatori e gente che vive, in generale, di espedienti, rivela: «La cosa brutta è che, anche se siamo controllati a livello numerico, legale e sanitario, veniamo sempre considerati come parassiti e gente che non fa alcuno sforzo per integrarsi. Ma non è così. Non siamo angeli ma nemmeno dei demoni, accolgo a casa mia chiunque voglia conoscere il nostro modo di vivere senza pregiudizi. Siamo un popolo pacifico, rispettoso delle tradizioni e molto devoto a Dio, siamo evangelisti. Noi rom abbiamo discendenze dei nomadi che si occupavano dell'allevamento e della vendita dei cavalli, attività questa che si può trovare ancora nel sud d'Italia, e poi lavoravamo prevalentemente il rame producendo pentole, vasi, piatti incisi».
UN NOME INGOMBRANTE
Eppure per i rom noi italiani siamo apostrofati con una sola parola, i gagé: «Perché state sempre fermi, voi nella nostra lingua, il romani, siete gli altri». Alla fine spiega che vorrebbe cambiare il cognome Hudorovic: «Quando la gente sente che siamo zingari non vuole più dare lavoro a nessuno della mia famiglia e io vorrei garantire un futuro ai miei nipoti». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino