TREVISO - Un sollecito formale perché si arrivi al verdetto sul caso di Roberto Gava, il medico, cardiologo ed esperto di omeopatia e agopuntura, diventato negli anni uno...
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L'ATTO FORMALEGava è stato il primo medico italiano a essere radiato da un'Ordine per le posizioni in merito ai vaccini. La sanzione applicata dall'organo di autogoverno dei medici trevigiani era stata applaudita direttamente da Walter Ricciardi, all'epoca presidente dell'Istituto superiore di sanità. «Grazie all'Ordine dei medici di Treviso per aver radiato il primo medico per il suo comportamento non etico e antiscientifico nei confronti dei vaccini», aveva scritto il 21 aprile del 2017. Fatto sta che tutto questo entusiasmo fino ad ora non si è tradotto in nulla di concreto. L'Usl della Marca resta alla finestra. Non senza mostrare una punta di imbarazzo, a dire il vero. L'ufficio legale dell'azienda sanitaria provinciale ha già provato a verificare la possibilità di rompere il contratto con Gava. Ma ad oggi la strada non è percorribile. L'Usl potrebbe allontanare il medico solo se la commissione ministeriale dovesse confermare la radiazione, che a quel punto diventerebbe esecutiva. E per il momento non c'è niente del genere.
CATEGORIA DIVISAIntanto si naviga a vista. Cercando di governare al meglio anche gli scontri tra camici bianchi legati alla stessa azienda sanitaria. L'ultimo caso ha riguardato l'omeopatia. Salvo Di Grazia, ginecologo in servizio negli ospedali dell'ex Usl di Conegliano e Vittorio Veneto, ha messo nero su bianco la netta posizione della federazione nazionale degli Ordini dei medici: «Non ci sono prove scientifiche né plausibilità biologica che dimostrino la fondatezza delle teorie omeopatiche secondo i canoni classici della ricerca scientifica», ha scritto nella rubrica online ufficiale Dottoremaeveroche.it. E Gava gli ha indirettamente risposto attraverso la propria pagina Facebook, seguita da oltre 55mila persone, rilanciando un appello per fermare «l'ingiustificato e antiscientifico attacco contro i medici omeopati». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino