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VENEZIA - Né proteste plateali né arroccamenti. L'ipotesi della Regione del Veneto di (ri)applicare dopo 12 anni l'addizionale Irpef ai contribuenti è stata accolta dalle categorie produttive e dalle parti sociali con un atteggiamento di disponibilità al confronto. Le organizzazioni sindacali hanno preferito rinviare ogni giudizio, mentre tra i rappresentanti delle imprese la volontà è di capire come verrà utilizzato l'eventuale gettito da 300 milioni di euro. A chiedere una discussione approfondita è anche il centrosinistra, mentre gli alleati non nascondono lo stupore: «Non sappiamo neanche di cosa si parli - dice il capogruppo di Fratelli d'Italia, Raffaele Speranzon -. Certo che il timing non sembra il migliore possibile». Tutto questo mentre Palazzo Balbi annuncia che i proventi degli impianti idroelettrici saranno destinati in primis a case di riposo e cittadini a basso reddito. Partiamo da qua.
CENTRALI E BOLLETTE
La legge regionale 27 del 2020 impone ai concessionari di grandi derivazioni di fornire annualmente e gratuitamente alla Regione energia elettrica, o in alternativa di garantire la monetizzazione dell'energia da fornire. Dopo un confronto con le province è stato deciso di destinare le somme ai servizi sociosanitari erogati dai Centri residenziali pubblici o privati accreditati e a categorie di utenti con Isee inferiori a 20mila euro. La delibera è stata concordata tra gli assessori Gianpaolo Bottacin e Manuela Lanzarin. I criteri attuativi della legge prevedono in particolare che Belluno, provincia in cui ci sono le più grandi derivazioni, abbia l'intera quota relativa all'energia prodotta nel suo territorio; le altre province in cui insistono impianti si trattengono il 60% della quota; il restante 40 alle altre province, in proporzione agli abitanti. «L'attenzione verso il Veneto - dice il governatore Luca Zaia - e i suoi cittadini è sempre alta e piena».
LA MANOVRA
Al settore sociale e alle famiglie in difficoltà verrebbero destinati anche i 300 milioni di gettito dell'addizionale Irpef, sempre se la giunta regionale deciderà di applicarla. «Non è stata presa alcuna decisione, si sta facendo un lavoro di approfondimento come in ogni bilancio, consapevoli che questo è un anno difficile», precisa il capogruppo di Lega e Zaia Presidente Alberto Villanova.
LA POLITICA
Il centrosinistra, con i capigruppo Giacomo Possamai (Pd), Elena Ostanel (Vcv), Cristina Guarda (Ev) Erika Baldin (M5S) e il portavoce Arturo Lorenzoni, puntualizza: «È evidente che siamo d'accordo con il principio visto che lo proponiamo inascoltati da tanto tempo» ma «chiediamo che se ne discuta in modo approfondito, nelle sedi istituzionali opportune, a partire dalla commissione Bilancio. Non ci troverebbe d'accordo il modello di una flat tax in salsa veneta che toccherebbe anche chi percepisce redditi pari a 15mila euro. Va prevista un'esenzione delle fasce più deboli». Poi la stoccata: «Questo annuncio di Zaia arriva una settimana dopo le elezioni politiche: un tempismo di scarsa trasparenza e che appare come una presa in giro dei veneti. Perché non ne ha parlato quando il bilancio è stato reso pubblico?».
Tra le file della maggioranza, Elisa Venturini (FI) chiede un approfondimento: «Noi siamo contro le tasse, ma è vero che oggi c'è una situazione diversa, tutti i giorni mi chiamano le case di riposo, gli agricoltori, gli artigiani che non riescono a far fronte al caro-energia». Stupito Raffaele Speranzon (FdI): «In maggioranza non se ne è parlato, ci spiegheranno e valuteremo, certo che il momento non mi sembra il migliore».
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Il Gazzettino