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PORDENONE - I ristoranti e i bar sono aperti. Ci sono i vaccini, le terze dosi. L’Italia è in gran parte in zona bianca con delle macchie di “giallo”. In Friuli Venezia Giulia non c’ è più la zona arancione pressoché ininterrotta (con poche “finestre” di zona gialla, peraltro nettamente più dura rispetto a quella attuale) dello scorso autunno, che sarebbe diventata rossa per tutti da Natale all’Epifania. In poche parole, il 2021 non è il 2020. Ma non va ancora tutto bene, per riprendere lo slogan (non così fortunato) dei primi giorni della pandemia. È la paura di quello che può succedere nell’immediato futuro, quest’anno, a condizionare il settore della ristorazione nei giorni che di solito fanno rima con fatturato. A fare la sua parte c’ è la variante Omicron (ancora poco diffusa, sia in Italia che in regione), con il suo carico di incertezza, ma i problemi derivano anche dall’ondata provocata dalla “vecchia” Delta, che costringe molte persone alla quarantena condizionando le prenotazioni nei ristoranti e le presenze nei bar.
IL QUADRO
Pier Dal Mas è il presidente dell’associazione che rappresenta i ristoratori della provincia di Pordenone. È nata da poco, in piena pandemia, proprio per unire le forze e tentare di unire i titolari dei locali sotto un’unica “bandiera”. È lui a lanciare l’allarme per i giorni di Natale. «Ci aspettavamo una vera ripresa - spiega - e invece non sarà così.
PERDITE
«Con l’introduzione del Green pass rafforzato - prosegue Dal Mas - abbiamo già fatto i conti con una perdita stimata attorno al 15-20 per cento. Ora possiamo arrivare al 30-40 per cento a causa delle cancellazioni degli ultimi giorni. Il nostro problema è costituito dalla necessità di programmare. Molti ristoratori avevano già acquistato la merce facendo il calcolo su un determinato numero di persone in sala e ora si trovano costretti a rivedere le stime al ribasso, tagliando le presenze anche del 50 per cento in alcuni casi. Ma la merce ordinata non si può restituire e diventa una perdita secca in termini economici». È vero, ci sono le liste d’attesa, ma nella maggior parte dei casi chi si era messo in fila poi ha trovato un’alternativa. E non è più disponibile a subentrare.
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Il Gazzettino