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PORDENONE - Ormai sembra scritto, anche se manca ancora la bozza del Dpcm che regolerà anche le attività economiche durante il periodo natalizio. La linea del governo è chiara: ristoranti e bar dovranno rimanere chiusi a Natale, Santo Stefano e Capodanno. Potranno effettuare solamente attività di asporto e consegna. E l’anticipazione è stata accolta con malumore e rabbia anche a Pordenone, dove il settore della ristorazione contava di lenire le ferite già profonde della prima e della seconda ondata della pandemia proprio grazie ai possibili incassi tipici dei giorni di festa.
LE REAZIONI
Carlo Nappo lo scorso 28 ottobre era alla testa della manifestazione (contestata) contro le prime chiusure autunnali. E il ristoratore diventato simbolo del malumore di categoria riprende la parola. «Non capisco perché fino al 23 dicembre posso tenere aperto il ristorante e fare 20 coperti e il 24 non posso più. Il problema è che lo Stato non riesce a controllare. Manca lo Stato e paghiamo noi. Io ho un ristorante con 26 coperti e li faccio tutti i giorni. Perché devo perdere 2mila euro di incasso? Si devono sanzionare duramente i soggetti che non rispettano le regole, invece è un anno che paghiamo per tutti. Serve punire chi sgarra. Faremo l’asporto, ma per noi il Natale vale tanto. Sono d’accordo con la necessità di evitare gli assembramenti: controllateci, contingentate gli ingressi e chiudete chi non rispetta le regole. Ma non fateci chiudere».
IL PUNTO
Il Natale, per il settore della ristorazione, vale tanto.
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Il Gazzettino