PADOVA - Peculato, frode fiscale e truffa agli utenti: sono alcune delle accuse rivolte a due rappresentanti legali dell'impresa che gestiva la raccolta e lo smaltimento dei...
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Nella mattinata odierna militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Padova stanno dando esecuzione all’ordinanza di sequestro preventivo finalizzato alla confisca, anche nella forma per equivalente, di beni fino alla concorrenza dell’importo di 3,3 milioni di euro, il 25% di quote di una società a responsabilità limitata e 2 autovetture, disposto nei confronti di Simone Borile e Stefano Chinaglia, coinvolti quali principali indagati nell’inchiesta sulla mala gestio di una società di gestione della raccolta dei rifiuti della Bassa Padovana.
Nel corso delle investigazioni eseguite sulla società affidataria della gestione, raccolta e smaltimento dei rifiuti di 52 comuni patavini e di cui è stato di recente certificato il fallimento, i due soggetti colpiti dalle misure reali erano stati denunciati a vario titolo, insieme ad altri dieci individui, per peculato, falso in atto pubblico, frode fiscale e truffa agli utenti.
L’odierno provvedimento, in particolare, è relativo agli episodi di peculato commessi dai due indagati, che, nella loro qualità di rappresentanti legali pro tempore dell’impresa incaricata di pubblico servizio, hanno riscosso indicandolo in bolletta - senza poi provvedere a corrisponderlo alla Provincia di Padova - il tributo ambientale provinciale (TAP) per un ammontare di quasi 3,3 milioni di euro. Il provvedimento di applicazione di misure cautelari reali eseguito è stato emesso dal Tribunale di Rovigo, in accoglimento dell’appello proposto dal Procuratore della Repubblica di Rovigo, dott. Carmelo Ruberto, avverso l’iniziale ordinanza di rigetto emanata dal Gip a tale sede nel giugno del 2017. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino