Porno-vendetta: a distanza di poco più di tre mesi dall’introduzione della legge che ha introdotto il reato di “Revenge Porn”, c’è la prima...
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LE INDAGINI
I carabinieri, in particolare con il personale dedicato alle violenze di genere, si erano attivati la settimana scorsa quando la donna, che si era ritrovata nell’incubo dopo la fine della relazione con quell’uomo, aveva chiesto aiuto in caserma. «Il ragazzo - spiegano dal comando provinciale dell’Arma -, al termine di una relazione sentimentale con una ragazza bellunese, inviava un video con chiari contenuti sessuali». Riprese effettuate con il telefonino in un gioco di coppia, nel periodo in cui i due erano felici. Immagini della donna, che l’uomo ha conservato e che nel momento di rabbia, dopo essere stato lasciato, ha diffuso ad alcuni conoscenti di lei. Dopo la denuncia è iniziata l’attività di riscontro dei carabinieri che qualche giorno fa sono andati a casa del 28enne, dove è stata effettuata una perquizione. È stato sequestrato tutto il materiale informatico in suo possesso: dal telefonino è emersa le prova inconfutabile che lo incastrava.
IL REATO
La Procura, a quel punto, ha proceduto per il reato “revenge porn” e il 28enne è stato iscritto nel registro degli indagati per quella ipotesi. Il caso sembra perfettamente nella fattispecie del 612-ter che punisce «chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video di organi sessuali o a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati». Al termine della perquisizione il 28enne è finito ulteriormente nei guai: in casa aveva anche 40 grammi di marijuana ed è stato denunciato anche per detenzione di sostanza stupefacente.
IL CODICE ROSSO
Il reato di revenge porn è stato introdotto con la legge “Codice rosso”, del 19 luglio scorso. L’attivazione del codice permette di non perdere tempo prezioso nelle presunte violenze di genere, con uno sprint per l’avvio del procedimento penale non solo per il “revenge porn” ma anche per maltrattamenti in famiglia, stalking, violenza sessuale. Il protocollo permette anche di adottare più celermente eventuali provvedimenti di protezione delle vittime. La polizia giudiziaria, acquisita la notizia di reato, riferisce subito al pm, che entro 3 giorni dall’iscrizione della notizia di reato, deve assumere informazioni dalla persona offesa. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino