Aziende, 600 hanno riaperto, ma la Prefettura ordina 36 chiusure

Aziende, 600 hanno riaperto, ma la Prefettura ordina 36 chiusure
BELLUNO - Erano circa 600 le aziende bellunesi che hanno riaperto i battenti, che pur non essendo comprese nella lista ufficiale delle fabbriche e attività che rimangono...

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BELLUNO - Erano circa 600 le aziende bellunesi che hanno riaperto i battenti, che pur non essendo comprese nella lista ufficiale delle fabbriche e attività che rimangono aperte, con i rispettivi codici Ateco, elencate nel Decreto del presidente del consiglio e nel successivo decreto del ministro. Lo avevano comunicato alla Prefettura, come vuole la procedura con apposito modulo. Nel 6% dei casi però non ne avevano diritto e la Prefettura ha notificato in questi giorni il provvedimento di sospensione dell’attività, ritenuta non essenziale, dopo un’accurata istruttoria, con l’ausilio della Cciaa, della Guardia di Finanza, dei Vigili del Fuoco e dello Spisal. 

I CONTROLLI
E sempre in questi giorni, proprio lo Spisal ha invece effettuato controlli del rispetto delle regole anti-contagio in 11 aziende di settori che vano dalla metalmeccanica, occhialeria, raccolta rifiuti. Controllati 315 lavoratori. Lo comunica la Regione Veneto che spiega: «Viene verificata l’applicazione del distanziamento tra le persone di almeno 1 metro, presenza di detergenti/igienizzanti per il lavaggio delle mani, prodotto disinfettanti per la pulizia delle superfici, presenza di cartellonistica informativa». Non sono stati comunicati i risultati dei controlli.
LE APERTURE

Come spiega la Prefettura sono 861 le comunicazioni di riapertura di aziende arrivate a Palazzo dei Rettori. Ma in alcuni casi erano doppie, in altri si trattava di atti non dovuti arrivati da aziende ricomprese nella lista con codice Ateco. Di fatto quindi alcune sono meno di 600 le riaperture comunicate. La Prefettura ha sospeso 36 aziende, facendole chiudere perché non erano di filiera: agenti di commercio, industrie metalmeccaniche, di costruzioni e fiorerie. Negli altri casi c’è un sistema di silenzio assenso. In ogni caso si ricorda che devono presentare una comunicazione al prefetto solo quelle aziende che, non essendo inserite nell’elenco dei codici Ateco contenuti nell’allegato 1 al Decreto del Ministro per lo Sviluppo Economico, ritengono di svolgere un’attività che è funzionale ad assicurare la continuità delle filiere di quelle aziende rimaste aperte o dei servizi pubblici essenziali o di pubblica utilità. In 36 casi non era così. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino