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«I capisaldi sono due: il primo è non chiudere più, il secondo dare una risposta a chi si è vaccinato». Il governatore del Veneto Luca Zaia, a riunione con il governo appena conclusa, è quello di sempre: consapevole «che non è il momento di far polemiche», ma anche «concreto» e quindi convinto che sul fronte delle restrizioni anti-Covid sia necessario agire prima che sia troppo tardi.
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Presidente Zaia, com'è andato l'incontro con il governo?
«Direi molto bene. C'è stato un confronto sereno. Tutte le Regioni hanno portato la loro preoccupazione e tutte hanno rimarcato che i non vaccinati, nonostante siano minoritari nella nostra comunità, hanno un impatto notevolissimo a livello sanitario. Il governo ha preso nota delle nostre posizioni e a breve interverrà con un provvedimento».
La situazione d'altronde impone una stretta. I dati iniziano a diventare preoccupanti.
«Che ci sia una recrudescenza del virus è sotto gli occhi di tutti. Ma dobbiamo sottolineare che per fortuna questa ondata propone uno scenario diverso dagli altri. E lo fa perché ci sono i vaccinati, altrimenti saremmo di nuovo in piena emergenza. In Veneto nelle ultime 24 ore abbiamo avuto un migliaio di contagiati e 450 ricoverati, di cui 71 in terapia intensiva. L'80% di questi sono non vaccinati. Per cui la nostra valutazione, mia e dei miei colleghi governatori, è che il vaccino funziona, riesce a limitare l'impatto sul sistema sanitario. Ma come mostrano le situazioni attorno a noi le cose possono peggiorare rapidamente. Se dovessero farlo, però, non possiamo permetterci di chiudere di nuovo».
D'accordo. Ma come si fa?
«Lo strumento ormai lo conosciamo, sono le zone a colori. Hanno dimostrato di funzionare e non avrebbe senso accantonarle.
Quindi prevedendo le eventuali restrizioni solo per le persone non vaccinate?
«Certo. Vede noi oggi siamo tutti in zona bianca ma a rischio di passare in zona gialla nelle prossime settimane. Cosa accadrebbe a quel punto?».
Tornerebbero le restrizioni. L'obbligo di mascherina all'aperto ad esempio, ma anche i limiti alle capienze di cinema e teatri. Oppure la chiusura delle discoteche e la possibilità di sedere solo in 4 nei ristoranti al chiuso.
«Tutte limitazioni giuste che oggi però, grazie al vaccino, non è necessario che siano imposte a tutti. Già in giallo avrebbero un impatto forte sulle attività e i cittadini. Ricordiamo poi che se si va in arancione si chiudono anche i confini comunali. Le zone rosse non voglio neppure nominarle invece».
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Per cui la vostra proposta al governo è chiusure solo per i No vax fin dalla zona gialla oppure già in zona bianca?
«No, non parliamo di colori. Le Regioni chiedono di applicare in maniera differenziata le restrizioni tra vaccinati e non vaccinati. L'importante, appunto, è che sia chiaro che ci sono due capisaldi e il primo è non chiudere più».
Lei guarda con preoccupazione della situazione di alcuni Paesi attorno a noi. Non sarebbero opportuni più controlli su chi arriva dall'estero?
«Dal punto di vista sanitario si è rovesciata la situazione a nostro favore. Io quindi tornerei alle vecchie pratiche dei tamponi agli aeroporti e dei controlli per chi arriva dai Paesi più in difficoltà. Anche la Germania li fa, non vedo quale possa essere il problema. Lì c'è una frontiera sanitaria, e ho chiesto al governo che venga imposta di nuovo anche qui».
Parlando di controlli, ma non se ne fanno meno sui Green pass?
«Nelle imprese si fanno. Nei ristoranti la tensione è un po' calata. Magari servirebbe un richiamo per capire di nuovo che bisogna fare lavoro di squadra. Però non sono di quelli che crede che il mondo possa andare avanti a multe».
Tra le proposte sul tavolo c'è pure quella di ridurre la durata dei tamponi da 48 a 24 ore. Che ne pensa?
«Deciderà il Cts, io mi rimetto alla comunità scientifica. Per onestà devo ricordare che io qualche mese fa ero tra quelli che chiedevano l'estensione a 72 ore e allora ci fu spiegato che la situazione epidemiologica non lo avrebbe permesso. Anche questa volta saranno l'andamento dei contagi e le ospedalizzazioni a decidere».
F.M.
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Il Gazzettino