Il nuovo residence che nessuno vuole: oltre 10 anni di lavori e resta vuoto

Il nuovo residence che nessuno vuole: oltre 10 anni di lavori e resta vuoto
All’inizio dell’argine che da Ponte di Piave porta a Noventa è visibilissimo: un enorme residence, dipinto di recente, che dalla strada fa un certo effetto. Ma...

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All’inizio dell’argine che da Ponte di Piave porta a Noventa è visibilissimo: un enorme residence, dipinto di recente, che dalla strada fa un certo effetto. Ma basta fermarsi e parcheggiare per scoprire che è completamente vuoto, se si eccettua una sartoria: sono 64 appartamenti - come rivela il proprietario, il geometra di Ponte di Piave Alessandro Nori - distribuiti al primo e al secondo piano, oltre a tre attici con vista sul Piave. Al piano terra, con la sartoria Narder, ci sono ampi spazi per mostre e negozi, anche quelli completamente vuoti. Al centro una grande scalinata porta sul retro, dove ci sono i garage, non ancora completati e senza porte, tanto che alcuni vicini si lamentano che la sera diventano ricettacolo di persone poco per bene, anche se a Ponte di Piave non si tratta certamente di bande della criminalità organizzata.


 
L’ORIGINE
Spiega Nori: «Fu l’amico Gino Redigolo (sindaco di Ponte negli anni ‘70 e ‘80, ndr) a dirmi all’inizio degli anni Duemila di presentare i progetti, perché si era aperta l’ultima finestra regionale che consentiva di derogare al divieto di edificare fino a 150 metri dall’argine. E così feci». Nel giugno del 2004 diventò sindaco l’avvocato Roberto Zanchetta, che ricorda: «Ci trovammo davanti a un iter burocratico regolare e io firmai soltanto gli ultimi atti». E poco dopo cominciò la gettata delle fondamenta del residence, un’operazione immobiliare di una certa consistenza, soprattutto per un comune di ottomila abitanti come Ponte di Piave: «I lavori sono stati realizzati dalla Nuova Punto Casa di Casale sul Sile, una società di Moreno Rizzato» aggiunge Nori. Che chiarisce: «All’inizio non siamo andati oltre le fondamenta, per non perdere la concessione. Si trattava anche di trovare i finanziamenti». E se in quel periodo, siamo in un periodo precedente alla grande crisi, molti appartamenti venivano venduti sulla carta, questo non è avvenuto per il residence “La Scalinata”. Alla fine, comunque, i soldi a Nori sono arrivati: «Una parte erano miei e una parte venivano da un mutuo con la banca Prealpi». La somma, però, non la vuole dire.
LE DIFFICOLTÀ
E poi? Nori parla della crisi economica che ha colpito anche il settore edilizio e che ha rallentato i lavori da una parte e allontanato i possibili compratori dall’altra». I lavori sono andati avanti piano per anni, nonostante gli appartamenti siano arrivati al grezzo avanzato da 8-10 anni: «Alcuni pavimenti al primo piano non li ho ancora completati in attesa di parlare con i compratori». Ma nel frattempo alcuni locali sono stati ceduti a fornitori che non erano stati pagati, come testimonia Michele Narder, titolare della sartoria a piano terra, unica presenza umana nell’enorme residence, che paga il suo affitto alla Agostini, una ditta di serramenti.
LA SPIEGAZIONE

Una zona di passaggio, un edificio nuovo, come mai è tutto invenduto? Una spiegazione arriva da Claudio Rorato, assessore all’Urbanistica quando Zanchetta diventò sindaco: «Chiunque sia di Ponte di Piave lo capisce: siamo sulla Jesolana, una strada soffocata dal traffico. E gli appartamenti non sono di grande qualità oltre ad avere pochi posti auto. A me quello che è successo sembra purtroppo logico». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino