Cosa c'era sotto zona industriale? Ville, terme romane e l'antica nave

Il relitto della nave romana trovato nel 1972 nell’area Lisert Monfalcone
AQUILEIA e MONFALCONE - Non sempre è visibile al pubblico la sala che ad Aquileia, nel Museo archeologico nazionale, conserva i resti di una nave romana venuti alla luce...

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AQUILEIA e MONFALCONE - Non sempre è visibile al pubblico la sala che ad Aquileia, nel Museo archeologico nazionale, conserva i resti di una nave romana venuti alla luce nel 1972 nell’area Lisert Monfalcone. Il relitto racconta di un paesaggio lagunare perduto, vicino alle foci del fiume Timavo, in passato punteggiato da ville con porticcioli e approdi; è anche una importante testimonianza delle antiche tecniche di costruzione navale. Risale al Medio Impero. 


Prima della zona industriale: le terme
Prendendo spunto da questa scoperta, l’archeologa Valentina Degrassi racconterà la storia del Lacus Timavi e, attraverso fonti letterarie, cartografia storica e dati archeologici, ricostruirà un antico e affascinante paesaggio, oggi completamente cancellato dalla zona industriale di Monfalcone. L'appuntamento è per sabato 21 aprile, alle 17, nei locali della Vecchia Pescheria di Marano Lagunare.

L'architettura navale nell'Alto Adriatico
In quella occasione ci sarà anche Gilberto Penzo, esperto di costruzione navale, che proporrà una carrellata attraverso i secoli sulla carpenteria e architettura navale nell'Alto Adriatico, dai fabri navales romani agli 
squeraroli contemporanei, dalla costruzione a guscio a quella a scheletro. L'evento è organizzato dal Comune in collaborazione con l’Associazione culturale Lacus Timavi di Monfalcone. 

Trovata nel 1971
​L'imbarcazione è stata rinvenuta durante i lavori di scavo di una villa romana a Monfalcone del 1972. La villa si trova nella stessa isola già nota per la presenza di terme, sempre romane; la citava Plinio il Vecchio come "piccola isola con risorgive di acqua calda". L'imbarcazione non aveva carico ed è conservata per la parte inferiore dello scafo, che è completa; misura quasi 11 metri per 3,80. I 33 madieri sono in noce; il fasciame in abete. 

Un recupero molto complicato
​Il recupero è stato fatto nel 1974: il fasciame fu sostenuto con lamiere metalliche e il peso della barca fatto gravare su putrelle metalliche. Il tutto fu sollevato con una autogru, depositato su un carrello articolato e trasportato ad Aquileia dove era stata predisposta intanto una vasca per la sua temporanea conservazione. L'imbarcazione resterà immersa in acqua per oltre 7 anni e, con un particolare trattamento di restauro con sostanze conservanti, sarà poi esposta al pubblico. 

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Il Gazzettino