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ERACLEA - Il Comune di Eraclea andava sciolto per mafia. Perchè era da troppo tempo che il clan dei casalesi era insediato in Veneto Orientale e dopo vent'anni bisognava dare un forte segnale di discontinuità. Lo aveva scritto, nero su bianco, il Prefetto di Venezia, Vittorio Zappalorto, nella relazione che il 18 dicembre 2019 aveva inviato al Ministero degli interni, a Roma, e che finora era rimasta segreta. Una relazione che va riletta alla luce della sentenza di Appello che mercoledì scorso ha condannato l'ex sindaco Graziano Teso per concorso esterno in associazione mafiosa.
PAROLE COME PIETRE
Ebbene, alla fine di una relazione lunga 71 pagine che passava in rassegna in modo puntiglioso vent'anni di attività amministrativa a Eraclea, Zappalorto concludeva così: «L'assoggettamento del territorio avvenuto in più di vent'anni di attività criminale da parte dei casalesi, ha inciso profondamente nel tessuto economico e sociale delle comunità locali. Imprese, operatori economici e cittadini sono tuttora intimiditi o comunque condizionati dall'esercizio della violenza e delle minacce durato per tanti anni. Nella comunità continuano a vivere ed operare parenti ed amici dei casalesi. Il provvedimento di scioglimento del Consiglio comunale del Comune di Eraclea si ritiene pertanto adeguato alla evidente gravità del condizionamento avvenuto, ragionevole e proporzionato in relazione all'esigenza di natura preventiva di assicurare per un periodo tempo di almeno 18 mesi, necessari ad un'azione di profilassi dell'attività amministrativa e di restituzione della fiducia e della serenità nei cittadini, dando ad una gestione commissariale e quindi neutrale rispetto ai molteplici interessi politici ed economici che hanno determinato o favorito il condizionamento mafioso, la tutela di interessi di quella comunità locale».
DISCONTINUITÀ
Ecco perchè Vittorio Zappalorto chiedeva quel segnale di discontinuità di cui il Prefetto è convinto ancor oggi: «Si tratta di un territorio che è ancora a rischio. Sì, penso che riscriverei quella relazione parola per parola». Ma la richiesta non era stato condivisa dal Ministero degli interni che, con un provvedimento a firma del Capodipartimento, Elisabetta Belgiorno, il 4 marzo 2020 rifiutava lo scioglimento del Comune di Eraclea perchè, «se è pur vero che lo scioglimento del Consiglio comunale non ha natura di provvedimento di carattere sanzionatorio, ma preventivo, è altrettanto innegabile che tale funzione preventiva non può concretizzarsi in una mera operazione deduttiva e astratta, scollegata da elementi concreti, univoci e rilevanti idonei a evidenziare una forma diretta o indiretta di condizionamento da parte della criminalità organizzata». Questione di lana caprina, si dirà, ma non è così, trattasi di questione politica. E la decisione politica è stata quella di non accettare le conclusioni di Zappalorto. Evidentemente a qualcuno non andava giù che Eraclea fosse il primo Comune del Veneto a finire nella lista dei Comuni d'Italia sciolti per mafia. In ogni caso è oggi il primo Comune del Veneto che ha visto condannare un suo sindaco per mafia.
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