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Hanno ricevuto un vaccino anti Covid, che però non è stato ancora autorizzato. E chissà se mai lo sarà, dopo che la Corte dei Conti ha bloccato il finanziamento pubblico per l'ultima parte della sperimentazione e l'avvio della produzione industriale. Di conseguenza restano sospesi nel limbo centinaia di volontari che si erano sottoposti alla somministrazione delle fiale di ReiThera, nell'ambito dello studio coordinato dall'Istituto Spallanzani di Roma, con la partecipazione del Centro ricerche cliniche del policlinico di Verona: si tratta di soggetti in teoria appena immunizzati, per cui non possono pensare di ottenere adesso altre iniezioni validate, ma in pratica impossibilitati a ottenere il Green Pass, come evidenziato da Scienza in rete, riepilogando quella che la stessa testata definisce «cronaca di una scommessa perduta».
Vaccino ReiThera
All'inizio il progetto autorizzato da Aifa, e sostenuto da 8 milioni stanziati dalla Regione Lazio e dal ministero della Ricerca, era ambizioso e promettente: costituire la risposta italiana alle multinazionali del farmaco. La speranza era riposta in GRAd-COV2, basato su un vettore adenovirale derivante dal gorilla, modificato affinché non potesse replicarsi.
Sperimentazione ReiThera
Nel frattempo, tuttavia, il 18 marzo era cominciata la fase 2, che coinvolgeva 900 volontari divisi in tre gruppi per comparare i diversi esiti del test: alcuni avrebbero ricevuto una singola dose, altri ne avrebbero ottenute due a tre settimane di distanza l'una dall'altra, i restanti avrebbero avuto il placebo. Alla fine questi ultimi sono risultati i più fortunati, visto lo stop del supporto pubblico al prosieguo della sperimentazione e alla partenza della produzione. Uscendo dal programma, infatti, si tratta di liberi cittadini che possono scegliere se farsi somministrare Pfizer/Biontech, Moderna, AstraZeneca o Johnson&Johnson, che hanno ottenuto tutti i permessi delle autorità regolatorie internazionali e italiane. Invece quanti hanno effettivamente ricevuto il vaccino di ReiThera, non risultano formalmente immunizzati e pertanto non possono farsi rilasciare il Green Pass, però al tempo stesso non è chiaro quanto tempo dovranno aspettare per aderire alla campagna vaccinale ufficiale, magari mesi come succede per le persone guarite dal Covid. Nell'attesa, per viaggiare in Europa o per partecipare a un evento, questi individui si vedranno chiedere il referto di un tampone effettuato nelle 48 ore precedenti. È lo stesso destino toccato in sorte agli italiani che si sono vaccinati all'estero, dove magari vivono e lavorano, con Sputnik o con Sinovac, i prodotti russo e cinese che qui non sono stati validati. Un nodo ancora da sciogliere.
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Il Gazzettino