Giustizia lumaca, causa tra regolieri: controversia chiusa dopo 24 anni di udienze e un nulla di fatto

Tribunale
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BELLUNO - Quanto può durare una causa tra regolieri per una contestata interpretazione dello statuto interno? Se l'iter processuale, dal tribunale di Belluno, alla Corte d'appello di Venezia, arriva fino alla Cassazione può superare anche i vent'anni. E' quanto accaduto nella Regola di Casamazzagno, dove una contestazione promossa da Ernesto Gasperina Burnello e Antonio D'Ambros Rosso contro la mozione di sfiducia votata dall'assemblea, che dichiarava decaduta la commissione amministrativa presieduta dallo stesso Ernesto Gasperina Burnello, dopo essere stata respinta in primo grado dal Tribunale di Belluno e rigettata dalla Corte d'Appello di Venezia, approdava in Cassazione e il ricorso veniva dichiarato inammissibile.

La vicenda particolare, fatta di interpretazioni e cavilli con riferimenti a codici e sentenze,si presta ad una considerazione generale sui tempi della giustizia civile italiana, che difficilmente può essere compresa dai cittadini che ad essa fanno ricorso. Nella vicenda della Regola di Casamazzagno, chiusasi con sentenza della Cassazione il 21 novembre del 2021 e pubblicata il 10 febbraio 2022 spicca innanzitutto la lunghezza degli anni trascorsi dalla presentazione della causa di Ernesto Gasperina Burnello e Antonio D'Ambros Rosso nel 2003 e la sentenza del Tribunale di Belluno, emessa il 14 giugno del 2010. Sette anni per la prima sentenza, ed altri sette per quella della Corte d'Appello di Venezia, depositata il 24 febbraio 2017. Solo per la questione di principio di chi si sentiva vittima di un comportamento illegittimo da parte dei regolieri, Ernesto Gasperina Burnello e Antonio D'Ambros Rosso avevano tentato l'ultima strada, quella della Corte di Cassazione. Per vedersi infine sconfitti dopo 24 anni da quella vicenda che essi avevano tentato di risolvere con un arbitrato (nel 1998) e che, invece, per l'intransigenza degli avversari interni alla Regola, dovettero portare in sede di Magistratura Civile. Questa è una delle diverse liti interne alla Regola di Casamazzagno, che ha creato molta tensione nella comunità paesana e che ha inciso sulle casse pubbliche regoliere da una parte e su quelle private dei ricorrenti dall'altra . Per la conclusione dell'iter processuale i ricorrenti dovranno pagare le spese di giudizio di legittimità, che sono state quantificate in 7000 euro, "oltre alle spese forfettarie nella misura del 15 per cento, agli esborsi liquidati in euro 200 ed agli accessori di legge". Anche in un'altra occasione la Corte di Cassazione si era occupata della Regola di Casamazzagno, in questo caso dando ragione allo stoico Giandomenico Zanderigo Rosolo che era ricorso contro l'illegittimità dello statuto, che escludeva le donne dalla partecipazione alla Regola. E a tutt'oggi lo statuto della Regola di Casamazzagno non è stato adeguato alla sentenza della Cassazione, riconoscendo alle donne il diritto di trasmettere il titolo di appartenenza alla Regola anche per linea femminile e non solo maschile. 

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Il Gazzettino