VENEZIA - La Regione Veneto ha preferito mantenere un profilo basso. «Il percorso d'acquisto è regolare, ma faremo le verifiche sull'attribuzione. Intanto sono contento...
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La vicenda è quella rivelata ieri in anteprima dal Gazzettino: "Minerva fra la Geometria e l'Aritmetica", il dipinto attribuito al Veronese che da anni fa bella mostra nella sala di rappresentanza della Giunta veneta e comprato dalla stessa Regione nel 2002 da un antiquario veronese per oltre 200mila euro, non sarebbe opera del Veronese, bensì del meno famoso (e assai meno quotato) Anselmo Canera, un pittore coevo del Veronese che con lui fu impegnato nella decorazione di Villa Soranzo, costruita negli anni '40 del Cinquencento a Castelfranco Veneto e poi demolita nel 1818 con la dispersione di gran parte degli affreschi.
E la "prova" che l'attribuzione del dipinto di Palazzo Balbi è quantomeno assai incerta, la dà proprio il catalogo della rassegna dedicata al Veronese in corso a Verona. Anche la curatrice della mostra Enrica Maria Dal Pozzolo non ha dubbi ma non vuol entrare in polemica. Di casi di attribuzione controversa, spiega, la storia dell'arte è quantomai ricca: «Compresa la Vergine delle Rocce della National Gallery che di Leonardo ha solo la firma», sottolinea. Che da studiosa giustifica anche la scelta della Regione: «Fece bene ad acquistarlo per testimoniare un momento di svolta nella decorazione della villa e nella carriera del Veronese», conclude.
Ma se dal punto di vista storico-scientifico l'acquisto si può giustificare, resta il problema del prezzo pagato dalla Regione. Anche se il valore di un’opera è influenzato da molti fattori (per esempio la conservazione o la possibilità di venderlo all’estero), un fatto è certo: le valutazioni di Veronese e quelle di Canera sono molto diverse.
«Se il quadro fosse davvero un Canera e non un Veronese sarebbe davvero un po' caruccio, anche perché è in uno stato di conservazione precaria, almeno rispetto agli altri affreschi custoditi in Duomo a Castelfranco Veneto», è l'opinione dello storico d'arte Giuseppe Pavanello che all'epoca dell'acquisto dirigeva l'Istituto della Fondazione Cini ed ospitò nella sua rivista "Arte Veneta" un articolo dell'allora sovrintendente Anna Maria Spiazzi che attribuiva appunto l'opera al Veronese. Difficile però quantificare quanto "caruccio".
«Magari questi acquisti si potessero fare oggi», sottolinea piuttosto Pavanello che aggiunge: «Comunque sia, contesto il fatto di tenere quell'affresco a Palazzo Balbi: il suo posto sarebbe proprio a Casa Giorgione, a Castelfranco Veneto». Intanto il giallo resta. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino