Concorsi regionali, bufera sui finti master per avere aumenti di stipendio

Concorsi regionali, bufera sui finti master per avere aumenti di stipendio
VENEZIA - In consiglio regionale del Veneto ci sono dipendenti che partecipano a selezioni interne, vincendole, dichiarando di essere in possesso di titoli che in realtà...

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VENEZIA - In consiglio regionale del Veneto ci sono dipendenti che partecipano a selezioni interne, vincendole, dichiarando di essere in possesso di titoli che in realtà non hanno. Ottengono incarichi di posizioni di staff che comportano aumenti di stipendio ragguardevoli, si può arrivare anche a 38.700 euro aggiuntivi nel triennio. E l'ente, che dovrebbe controllare, ora si trova non solo a dover fare retromarcia su un caso specifico, peraltro già segnalato dal Gazzettino lo scorso luglio, ma anche a rispondere a un atto ispettivo di un consigliere regionale. Perché ci sarebbero almeno altri due casi di titoli non corrispondenti al vero. Praticamente falsi.


 
LA RETROMARCIA
La clamorosa retromarcia è stata decisa ieri dal segretario generale del consiglio regionale del Veneto, Roberto Valente: «Io devo tutelare i dipendenti nel rispetto delle normative, è a chiaro a questo punto che dopo aver fatto tutte le verifiche sarà rivista la valutazione dei punteggi». In realtà le verifiche Palazzo Ferro Fini le ha subìte, avendole fatte Roberto Maria de Fornasari von Imifeld, cioè il dipendente regionale che era arrivato secondo nella selezione Appo 2019 per la posizione Po-31 Difesa civica, un incarico triennale da 11mila euro lordi l'anno. La selezione interna era stata vinta da Annalisa Vegna grazie a 5 punti aggiuntivi, determinanti per il punteggio finale, dovuti a un master universitario di primo livello. Ma era davvero un master universitario di primo livello o un normale corso di formazione? de Fornasari aveva contattato la referente del Settore carriere post lauream di Ca' Foscari, che aveva detto no, non è un masteri di primo livello; Valente aveva contattato invece il direttore del master in questione, che aveva detto sostanzialmente sì. Allora de Fornasari si è rivolto alla dirigente dell'Area Didattica dell'Università Ca' Foscari, Francesca Magni. Che l'altro giorno ha messo la pietra tombale: «Dalla consultazione degli archivi e delle banche dati dell'Ateneo non risulta alcun Master universitario di primo livello sull'Immigrazione rilasciato nel 2000 alla dottoressa Annalisa Vegna». Al che Valente ha annunciato la revisione della valutazione dei punteggi: «L'Università ha chiarito definitivamente la questione, è chiaro che l'Amministrazione regionale rivedrà la posizione a suo tempo assunta». Cioè toglierà l'incarico a Vegna e lo darà a de Fornasari?
L'ITER
Al di là del caso specifico, il punto è che in consiglio regionale del Veneto le selezioni interne per il conferimento di incarichi avvengono con autocertificazioni. Il dipendente dichiara titoli ed esperienze, ovviamente sotto la propria responsabilità, tanto che in caso di falsità documentali o dichiarative si può arrivare addirittura al licenziamento. Solo che l'ente dovrebbe controllare: Le amministrazioni procedenti - impone il Dpr 445/2000 - sono tenute ad effettuare idonei controlli, anche a campione, e in tutti i casi in cui sorgono fondati dubbi, sulla veridicità, delle dichiarazioni sostitutive». Palazzo Ferro Fini controlla? «Lo facciamo», ha garantito la dirigente di Palazzo Ferro Fini, Paola Rappo. Anche per la selezione Appo 2019 per la posizione Po-31 Difesa civica, su cui ora c'è la retromarcia? «Di quest'ultima vicenda non avevamo ancora iniziato le verifiche».
L'INTERVENTO

Tant'è, in consiglio regionale del Veneto ci sarebbero altri due casi dubbi. Ne parla la consigliera regionale Patrizia Bartelle (Veneto 2020 - Italia in Comune) che ha annunciato un atto ispettivo. In ballo sempre master universitari che tali, però, non sarebbero, così come diplomi non rilasciati da Università. «La consigliera Bartelle ci dica i nomi - ha risposto Valente - La segreteria generale del consiglio regionale del Veneto tutela i dipendenti nel rispetto della normativa».
Alda Vanzan
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Il Gazzettino