Caso Regeni, l'ultima bufala: «Era coinvolto in traffico reperti antichi»

Caso Regeni, l'ultima bufala: «Era coinvolto in traffico reperti antichi»
UDINE - La pista secondo la quale l'uccisione di Giulio Regeni sarebbe in qualche modo legata a un traffico di reperti archeologici, sostenuta in una lettera anonima fatta...

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UDINE - La pista secondo la quale l'uccisione di Giulio Regeni sarebbe in qualche modo legata a un traffico di reperti archeologici, sostenuta in una lettera anonima fatta arrivare all'ambasciata italiana al Cairo, non è considerata attendibile da chi indaga. La procura di Roma, inoltre, non tiene in considerazione lettere anonime di questo tipo. Intanto in attesa di sviluppi dall'Egitto e di ricevere gli atti dell'inchiesta già sollecitati da tempo dagli inquirenti italiani, il team investigativo composto da tre agenti dello Sco e tre del Ros rientreranno a breve in Italia, dopo quasi due mesi di indagini sul campo per fare chiarezza sulla morte di Giulio Regeni. Il rientro, stando a quanto si apprende, è legato all'incontro in programma martedì prossimo a Roma tra investigatori italiani ed egiziani per fare il punto sulla situazione.


«La nuova versione che arriva dall'Egitto è assolutamente un'altra bufala: è follia pensare che Giulio Regeni fosse implicato nel traffico di statuette d'oro». Lo afferma, al termine di tre ore di audizione del direttore dell'Aise, Alberto Manenti, il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi. Si tratta, secondo Stucchi, «di un'altra offesa alla memoria di Regeni. A noi serve una verità vera, questa è addirittura inquinata». Per Stucchi «è inaccettabile il comportamento dell'Egitto. Dobbiamo continuare nella pressione diplomatica per arrivare alla verità vera. Noi teniamo ferma la nostra linea. Nessuna verità che può dirsi potabile ci interessa. Per il momento aspettiamo l'incontro del 5 aprile» a Roma tra gli investigatori egiziani e quelli italiani.

Intanto il procuratore generale egiziano Ahmed Nabil Sadeq e il procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, «si sono messi d'accordo per continuare a scambiare le informazioni fino ad arrivare agli autori di questo caso e a portarli davanti a un tribunale penale per essere puniti per quello che hanno commesso». Lo riferisce un comunicato della Procura generale del Cairo dando conto del colloquio telefonico avuto di lunedì scorso dai due magistrati sul caso di Giulio Regeni.


«Nel quadro del memorandum di positiva cooperazione tra la Procura generale egiziana e la sua omologa a Roma», Sadeq «ha chiamato al telefono» Pignatone e «l'ha tenuto al corrente degli ultimi sviluppi riguardanti l'omicidio» di Giulio Regeni e «delle procedure d'indagine seguite in quest'ambito». Fonti egiziane hanno confermato che il comunicato si riferisce al colloquio telefonico del 28 marzo, non seguito da altre telefonate.
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Il Gazzettino