Referendum Venezia-Mestre, il governo Lega-Cinquestelle ricorre contro Zaia

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VENEZIA Colpo di scena sul destino del referendum per la separazione di Mestre da Venezia? Ieri è stata una giornata convulsa. Al mattino si è scoperto che la settimana scorsa la Presidenza del Consiglio ha presentato un controricorso al Tar del Veneto a supporto delle argomentazioni avanzate dal Comune contro la Regione che ha indetto il voto per il prossimo 30 settembre. Circostanza che ha fatto sussultare gli autonomisti, i quali non meno di meno di un mese fa avevano brindato all'annuncio da parte del ministro dell'Interno Matteo Salvini che il governo avrebbe ritirato il ricorso per conflitto di attribuzioni tra Stato e Regione dinnanzi alla Corte costituzionale, rendendo più concreta l'eventualità del voto. Sennonché, sempre ieri ma nel pomeriggio, alla conferma che il ritiro non è mai stato effettuato si è aggiunta la notizia che l'udienza alla Consulta è stata fissata per il prossimo 17 luglio, ovvero sia il giorno precedente alla probabile decisione del Tar sul merito della questione che taglierebbe la testa al toro se la chiamata alle urne ci sarà o meno.


SEPARATISTI ARRABBIATI «Esprimiamo sconcerto nell'apprendere che il ministro dell'Interno e leader della Lega Matteo Salvini ricorra contro il suo governatore Luca Zaia», ha commentato Stefano Chiaromanni, presidente del Movimento per l'autonomia di Mestre e della Terraferma intitolato alla memoria di Piero Bergamo.
 

Il secondo ricorso di Palazzo Chigi avanzato di fronte al primo organo della giustizia amministrativa, dà man forte alle ragioni per cui il Comune si oppone alla Regione ritenendo che la competenza sia dello Stato in forza della legge Delrio sulle Città metropolitane. Com'è noto Ca' Farsetti non vuole che si voti per la quinta volta per la separazione amministrativa della città e ha presentato diversi motivi aggiunti opponendosi alla dichiarazione di meritevolezza del quesito, al fatto che a votare dovrebbero essere solo i residenti nell'attuale Comune e all'indizione fissata per il 30 settembre. Un analogo ricorso è stato presentato anche dalla Città metropolitana che però non è stato preso in considerazione dall'esecutivo. «Evidentemente ci sono interessi superiori persino al governo che vogliono impedire che i cittadini si esprimano ed evidentemente le forme di democrazia diretta fanno molta paura», ha proseguito Chiaromanni che guardando alla battaglia legale ostenta sicurezza: «Vista la qualità degli argomenti della memoria di costituzione della Presidenza del Consiglio dei ministri, siamo comunque fiduciosi che tutti i ricorsi di Comune, Città metropolitana e governo saranno rigettati».


LEGA SPIAZZATA Certo è che la notizia del ricorso al Tar di palazzo Chigi ieri ha spiazzato la Lega, non senza qualche imbarazzo finché, nel pomeriggio, il consigliere regionale e separatista della prima ora Alberto Semenzato ha dichiarato: «Ho parlato subito con il governatore Zaia. Non esiste alcuno scontro tra Salvini e il governatore. Quello che è successo è frutto del momento di transizione dal vecchio al nuovo governo. L'ex premier Paolo Gentiloni era contro il referendum per cui il ricorso al Tar, in aggiunta a quello già proposto davanti alla Consulta, ha fatto il suo corso perché già intrapreso negli uffici». Tradotto: nessuno, a palazzo Chigi, si sarebbe preoccupato di dar seguito alla decisione politica di Salvini di eliminare gli ostacoli giuridici per spianare la strada alla celebrazione del referendum. Con il risultato che in seno al Carroccio è scattato il cortocircuito e in assenza di una formalizzazione del doppio ritiro, l'ipotesi del voto al 30 settembre è lontana.
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Il Gazzettino