Nessun pentimento. «Mi ha chiesto dov'era il medico. I negri rovinano l'Italia... è colpa loro»

PONTE DI PIAVE (TREVISO) - Usa tutto il campionario di parole ed espressioni dei razzisti, ma di definirsi razzista Roberto Lorenzon non ne vuol sapere. Ieri ha trascorso una...

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PONTE DI PIAVE (TREVISO) - Usa tutto il campionario di parole ed espressioni dei razzisti, ma di definirsi razzista Roberto Lorenzon non ne vuol sapere. Ieri ha trascorso una giornata come tante altre, nella sua Negrisia: la pubblicità data al caso ha animato le conversazioni della giornata con gli amici, ma non fa retromarcia: «Quello si è fermato in auto e mi ha chiesto dov'era il medico. Ma io mica sono una guardia comunale».


Razzismo a Ponte di Piave. «Negro, vai in Africa»: insulta un operaio che vive in paese da 34 anni

In fondo le ha chiesto soltanto un'informazione.
«Ha cominciato a bestemmiare e siamo a due passi dalla chiesa: una pazzia pura, ho le prove, con mia moglie abbiamo fatto le foto. Quello che vi hanno raccontato è falso».
 
Però lei gli ha detto Negro, africano, torna in Africa, quella frase è registrata.
«È quello che penso: voglio essere rispettato e credo che persone così debbano essere rispedite a casa. Vengono qua e credono di comandare, ma non sanno neppure scrivere in italiano. Se io facessi una cosa del genere in Senegal, mi prenderebbero a calci fino a Ponte di Piave».
 
Oumar Seye è nato in Senegal, ma vive in Italia da decine d'anni ed è cittadino italiano.
«Non mi interessa se qualcuno gli ha dato i documenti: per me è italiano solo chi è nato in Italia. Lui è nato in Senegal ed è senegalese».
Lei sta parlando come un razzista.
«Io credo che per salvare l'Italia sia necessario mandar via gente così: ognuno a casa sua. Provi a venire a Ponte di Piave alle 10 di mattina: troverà tutti quei negri che camminano con le borsette del pranzo distribuite dal Comune. Non lavora nessuno».
Non è vero: ci sono molti immigrati occupati in aziende della provincia di Treviso.
«Quelli che sono in fabbrica lavorano poche ore al giorno e vogliono 1200 euro come gli altri. I negri rovinano l'Italia, è colpa loro la nostra crescita zero. Ma sono tutti gli immigrati a essere un problema: i romeni che sono qui sono tutti avanzi di galera, gli slavi invece sono spariti, mentre noi abbiamo cominciato ad andare a prenderci gli africani».
Eppure lei è proprietario di appartamenti e ci ha anche guadagnato affittandoli agli immigrati.
«Vuole sapere una cosa? A un certo punto alcuni di loro sono stati mandati via dai carabinieri: ci sarà pure stato un motivo. Se vuole le racconto una serie di episodi su quello che hanno combinato in quegli appartamenti».
Lui ha detto che non ha intenzione di denunciarla.
«E perché dovrebbe? Casomai dovrei essere io a denunciare lui, ma non lo farò: con il nostro sistema giudiziario non servirebbe a niente».
Non si è pentito di quello che fatto? Non pensa di avere almeno esagerato con il linguaggio, per essere gentili?

«Non sarà mica un comunista anche lei? Perché dovrei essere pentito? Qui con le politiche buoniste abbiamo permesso a tutti di venire in Italia e questi sono i risultati. Lo ripeto: dobbiamo rispedirli a casa loro, è l'unico modo per cercare di salvare la nostra Italia».
Carlo F. Dalla Pasqua Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino