Ca' Sugana, registro di fine vita: «E' l'eredità che ci lascia Ravasin»

Paolo Ravasin malato di Sla da 15 anni e infermo da 9
TREVISO - La giunta del sindaco Manildo ha annunciato ieri l'istituzione di un registro in cui raccogliere il testamento biologico dei cittadini. Cioè le dichiarazioni dei...

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TREVISO - La giunta del sindaco Manildo ha annunciato ieri l'istituzione di un registro in cui raccogliere il testamento biologico dei cittadini. Cioè le dichiarazioni dei trattamenti sanitari accettati nel caso in cui, per malattia o per incidente, si dovesse cadere in uno stato di incoscienza. L'iniziativa è portata avanti da Anna Caterina Cabino, assessore di Sel, che ha rilanciato l'iniziativa proprio nei minuti in cui a Cessalto veniva dato l'ultimo saluto a Paolo Ravasin, 53enne che ha combattuto per 15 anni contro la Sla e a favore dell'introduzione di una legge che garantisca il diritto alla "dolce morte". Tanto che nel 2008 ha registrato in un video il proprio testamento biologico, in cui opponeva il rifiuto ad alimentazione e idratazione artificiale.


Assessore Cabino, il registro comunale di fine vita parte da qui?

«Quello che è capitato a Paolo non ha influenzato la nostra idea, ma al massimo l'ha confermata. Le battaglie per i diritti sono il valore aggiunto delle amministrazioni di centrosinistra».

Era già un obiettivo, quindi.

«Tra le priorità strategiche del mio assessorato ho inserito anche l'istituzione del registro delle direttive anticipate di trattamento sanitario».

Tutti d'accordo in maggioranza?

«Le linee generali del documento unico di programmazione sono state rese note a tutti i componenti della maggioranza già all'inizio di dicembre. E poi si tratta di una cosa che abbiamo chiarito in campagna elettorale».

Come funzionerà?

«Il Comune potrà ricevere e conservare all'interno del registro un documento che attesti le disposizioni in ordine ai trattamenti medici che un cittadino intende o non intende consentire su di sè nel caso in cui si dovesse trovare in una situazione incoscienza permanente o irreversibile».

Ma che valore avrà, dato che il Parlamento non ha ancora timbrato alcuna legge che riconosca la validità del testamento biologico?


«Da un punto di vista legale il Comune non può far molto, ma la conservazione delle dichiarazioni sul fine vita va oltre: ogni cittadino sa che, in caso di necessità, le sue volontà possono essere conoscibili. Il registro costituisce la risposta dell'amministrazione alla libertà di scelta garantita a ogni cittadino dalla nostra Costituzione. L'articolo 32 è chiaro: nessuno può essere obbligato a un trattamento sanitario. Casi come quello di Eluana Englaro non devono più accadere». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino