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PORDENONE - Una cosa è certa: all'ospedale di Pordenone la Radioterapia legata al Cro di Aviano non ci andrà più. Neppure al nuovo Santa Maria degli Angeli che sarà inaugurato, salvo problemi, alla fine del 2024. Questo, però, non frena le accuse e le controaccuse della politica. Dopo che Emanuele Loperfido, segretario provinciale di Fdi ha puntato il dito contro il Pd a replicare ora è il segretario regionale dei Dem, Renzo Liva. «Ma dov'erano questi signori che avrebbero dovuto salvare la sanità pordenonese? Forse dormivano, hanno aspettato cinque anni per svegliarsi dopo non aver fatto niente e uscirsene oggi dicendo è colpa del Pd? Questo è il dato concreto al di là delle chiacchiere: chi governa fa e magari sbaglia, ma non c'è colpa peggiore che non fare nulla e poi lamentarsi e non assumersi le proprie responsabilità. Noi rivendichiamo di aver lavorato per la sanità pordenonese, portando qui risorse e progetti, dirigenti e tecnici che la Destra ha voluto sostituire con loro uomini che poi, è il caso di Polimeni, hanno di nuovo dovuto sostituire. Attenzione dunque ad attribuire colpe, perché il boomerang è pronto a tornare a chi l'ha lanciato.
LA SICUREZZA
«Non bastano le riunioni in favore di flash per risolvere un problema che evidentemente non è più una serie di casi eccezionali, ma un fenomeno che va affrontato strutturalmente.
SANITÀ PRIVATA
«Stop a crociate ideologiche in sanità. I partner privati sono preziosi per erogare servizi e accorciare i tempi delle liste di attesa. Abbiamo un servizio sociosanitario di qualità, efficiente e contraddistinto da una gestione oculata e attenta. Una collaborazione con i privati trasparente e regolamentata diventa una grande occasione per fare un ulteriore passo in avanti in termini di capacità di dare risposta alle aspettative della comunità». Lo dice, in una nota Franco Mattiussi, capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale, secondo cui è bene chiarire un concetto per sgomberare il campo da equivoci: la sanità è e deve restare pubblica, ma è nostro dovere intercettare e governare le richieste della popolazione e intuire quali servizi possano beneficiare di un supporto da parte dei privati. Faccio un secondo passaggio: non è corretto che tutti i servizi siano gratuiti per tutti. Chi può dovrebbe pagare una quota ragionevole per contribuire all'equilibrio e alla crescita della nostra sanità. Nelle regioni italiane più efficienti e precise nell'offerta sanitaria i rapporti di partnership tra pubblico e privato sono già una consuetudine consolidata. La pandemia ha ulteriormente dimostrato quanto il sistema pubblico possa essere messo in estrema sofferenza da situazioni non ordinarie. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino