Recuperato capolavoro del Fumiani rubato mezzo secolo fa: era in una casa d'aste

Il quadro ritrovato
PADOVA/VENEZIA - Il fiore all'occhiello di un anno di indagini è arrivato nei giorni scorsi quando i carabinieri del nucleo Tutela patrimonio culturale di Venezia...

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PADOVA/VENEZIA - Il fiore all'occhiello di un anno di indagini è arrivato nei giorni scorsi quando i carabinieri del nucleo Tutela patrimonio culturale di Venezia (Tpc), diretto dal tenente colonnello Christian Costantini, hanno restituito al legittimo proprietario un dipinto, olio su tela, raffigurante La morte di Epaminonda, di Giovanni Antonio Fumiani, pittore veneziano a cavallo tra Seicento e Settecento. Il quadro era stato rubato in un'abitazione a Casalserugo il 27 dicembre 1972. E come ogni opera d'arte trafugata, dopo il colpo la sua storia si è alimentata con passaggi di mani, traslochi e cambio di nome. Il viaggio dell'opera è iniziato nel 1985 toccando quasi tutta Italia fino all'ottobre 2020, quando l'opera è stata individuata all'incanto dalla sezione Elaborazione dati dei carabinieri Tpc di Roma, grazie alla comparazione delle immagini contenute nella banca dati dei beni culturali rubati, il più grande database al mondo di opere d'arte trafugate.


Da lì i militari sono riusciti a ricostruire i passaggi: prima di arrivare in asta il dipinto era stato venduto tra antiquari lombardi e veneti. Nel 1986 l'opera era arrivata anche la recensione della rivista Padova e il suo territorio dove veniva sempre attribuita a Fumiani ma con una diversa interpretazione iconografica: Menelao Re di Sparta curato dal medico Macaone, come narrato nel IV libro dell'Iliade.
Nel dicembre 2020 i carabinieri del Tpc hanno sequestrato l'opera in una casa d'aste piemontese che lo aveva messo in vendita per 8.500 euro. Il dipinto, invece, ha un valore commerciale di oltre 20.000 euro e si colloca nel periodo maturo di Fumiani, famoso per aver realizzato il più grande olio su tela al mondo: Il martirio di San Pantalon nell'omonima chiesa di Venezia.

IL BILANCIO

Nel bilancio annuale del Tpc figurano 166 beni culturali recuperati, di cui 111 tra libri e documenti, 55 reperti archeologici e sequestri di falsi per circa 2 milioni di euro in tutto il Veneto. I risultati operativi per l'anno 2020 del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Venezia riguardano soprattutto la prevenzione ed il contrasto dei reati nel settore di specialità, consumati sia in Italia, sia all'estero, che hanno comportato la denuncia all'autorità giudiziaria di 52 persone, prevalentemente per ricettazione, danneggiamento e in materia paesaggistica Sotto il profilo preventivo, si segnala l'aumento (+6,3%) delle attività ispettive in archivi, biblioteche e musei. Sono stati altresì intensificati i controlli nelle aree archeologiche (+7,4%), per un totale di 87 ispezioni effettuate di concerto con le competenti Soprintendenze e il supporto logistico di altri reparti speciali dell'Arma. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino