Tiepolo rubato dai nazisti alla famiglia ebrea, il tribunale Usa chiede alla casa d'aste di rivelare i nomi di acquirente e venditore

Al centro del contendere un quadro che ritrae "San Francesco di Paola" battuto all'asta da Sotheby's

Giambattista Tiepolo, "San Francesco di Paola con in mano un rosario, un libro e un bastone" (foto di archivio)
VENEZIA - Come nel film "Woman in gold" che narra la storia di Maria Altmann, interpretata dal premio Oscar Helen Mirren, che intraprende una battaglia...

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VENEZIA - Come nel film "Woman in gold" che narra la storia di Maria Altmann, interpretata dal premio Oscar Helen Mirren, che intraprende una battaglia legale contro il governo austriaco per il recupero di un famoso quadro di Gustav Klimt, il "Ritratto di Adele Bloch-Bauer", che ritraeva sua zia, ed era stato sottratto alla sua famiglia, ebrea di Vienna, dai nazisti.

Ora la storia si ripete, questa volta al centro del contendere c'è, nientemeno, che un'opera di Giambattista Tiepolo  nato a Venezia nel 1696 e che nella città lagunare ha realizzato affreschi nei palazzi e nelle chiese e dipinti dal valore inestimabile. La Corte Suprema dello Stato di New York ha stabilito che la casa d'aste Sotheby's deve rivelare sia il venditore che il compratore di un dipinto di Giambattista Tiepolo acquistato nel 2019 che potrebbe essere oggetto di una richiesta di restituzione. Tre eredi di un mercante d'arte ebreo di nome Otto Fröhlich sostengono che il dipinto "San Francesco di Paola con in mano un rosario, un libro e un bastone" sia scomparso quando Fröhlich lasciò l'Austria per sfuggire alle persecuzioni dei nazisti nel 1938.

Secondo la causa civile depositata in tribunale,come rivela il "New York Times", gli eredi hanno bisogno dei nomi dell'acquirente e del venditore per portare avanti l'azione legale. I consulenti degli eredi della famiglia austriaca hanno dichiarato che, sebbene in passato i tribunali abbiano ordinato a una casa d'aste di rivelare una delle due parti coinvolte in una vendita, è raro che vengano rivelati entrambi i nomi. «Questo caso stabilisce certamente un precedente secondo cui, quando gli eredi forniscono supporto alle loro richieste di restituzione, le case d'asta sono tenute a rivelare i nomi e le informazioni di contatto degli acquirenti e dei venditori delle opere d'arte saccheggiate e non possono nascondersi dietro le politiche di riservatezza per rifiutarsi di farlo» ha dichiarato Geri S. Krauss, l'avvocato degli eredi Fröhlich.

 

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Il Gazzettino