OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
PORDENONE - È ancora la sanità a sollevare polemiche. Non si è ancora spento del tutto il clamore - nonostante l’incontro dell’assessore Riccardi con i sindaci - per il rischio declassamento del Cro e tutte le difficoltà segnalate dai primi cittadini sul fronte sanitario, che si è subito acceso un altro fronte, quello dei poli della nascita. Un problema che esiste da tempo, ma che è tornato a galla proprio il giorno dell’incontro nella sala della regione. In pratica tre punti nascita in provincia sono troppi per poco più di 2mila neonati. Secondo il direttore Giuseppe Tonutti ne basterebbe uno solo e lo stesso Riccardi aveva spiegato che le carte presenti in Regione dicono che il polo del San Giorgio avrà la convenzione sino al 2026.
La difesa del sindaco
Resta il fatto che il sindaco di San Vito, Alberto Bernava, è sceso subito in campo a difendere la neonatologia di San Vito. C’è un numero che è scritto sulla pietra: 500 parti minimo l’anno. Sotto quel numero subentrano rischi per le neo mamme e per i bimbi. San Vito nel 2022 ha superato di qualche unità i 500 parti, ma con il calo delle nascite sempre più pressante è prevedibile che già quest’anno possa scendere. E su questo fronte nel corso di una riunione che si era tenuta lo scorso dicembre, il direttore Tonutti era stato chiaro: se si va sotto i 500 parti, non ci sono più le garanzie e quindi la struttura dovrà chiudere. Ecco spiegata la “paura” del sindaco sanvitese che ha piazzato le barricate. Non a caso l’obiettivo è di chiudere eventualmente il San Giorgio, struttura privata, anche anticipando i tempi della convenzione, in modo che gran parte delle partorienti possano andare a San Vito.
La convenzione scade nel 2026
Il primo a scendere in campo è il presidente della III Commissione sanità, il pordenonese Carlo Bolzonello. «Non riesco proprio a capire perchè si debbono andare a sollevare polemiche che non esistono.
Maurmair: «Questioni indifendibili»
Più caustico il consigliere regionale Markus Maurmair, già sindaco di Valvasone Arzene. «Non capisco proprio - affonda - perchè il sindaco Bernava si ostina a portare avanti questioni che sono indifendibili. Il direttore Tonutti ha spiegato che sotto i 500 parti, numero già in deroga, mamme e neonati possono correre rischi seri. Perchè, dunque, mettere a repentaglio la vita delle partorienti e dei bimbi? Chi si assume una responsabilità del genere? Lo stesso direttore - è andato avanti Maurmair - ha garantito che la Pediatria e tutti i servizi legati alla nascita resteranno attivi sul territorio sanvitese e saranno potenziati. Si tratterebbe eventualmente di nascere in un altro sito per poi avere “in casa” tutto quello che serve. Fermo restando che non c’è comunque scritto da nessuna parte che San Vito debba chiudere, c’è pure un altro aspetto. Non ci sono certezze che se a chiudere fosse il Policlinico i parti si sposterebbero a San Vito. Dove è scritto? In base a cosa lo dice Bernava? Ultima cosa: la convenzione con il Policlinico scade nel 2026. Diciamo che c’è ancora parecchio tempo per vedere che cosa accade».
L'appello
«Prima di tutto avere molte sale parto in un territorio dovrebbe essere una risorsa e non un problema: la Regione, decisore centrale dovrebbe proporre un modello e una visione nuova dei servizi neonatologici del territorio». A parlare Marco Salvador della Civica. «Una visione che preveda il potenziamento di Pordenone capoluogo hub con una neonatologia più autonoma e di maggiore intensità, mentre San Vito polo di attrazione per i territori contermini e per il Veneto orientale, valorizzando le professioni di ostetricia di vicinanza. Tutto questo avendo anche alle spalle il supporto dell’hub del capoluogo potenziato, in questa ottica è ben vista la proroga della convenzione con il San Giorgio fino a quando non si consoliderà il funzionamento ottimale dei servizi ospedalieri del capoluogo».
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino