TRIESTE - Troppe le Regioni insorte, troppe le proteste degli animalisti. Troppi i malumori di chi animalista non è per codice genetico, ma questa cosa proprio non gli va...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Ad insorgere, dopo una prima valutazione tecnica che minacciava di postulare un voto favorevole, sono state le Regioni Lazio, Abruzzo, Piemonte, Puglia, Liguria e Campania, ma a dire il vero una primogenitura spetta alla presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, che ha annunciato senza indugi un chiaro e secco no. A ruota è seguita una valutazione del tutto analoga dalla Giunta di Luca Zaia che governa la Regione Veneto, sebbene di schieramento politico opposto ma in totale condivisione: il lupo, il signore della foresta, non si tocca. Oltretutto dopo che per 46 anni gli italiani hanno fatto carte false per impedirne l'estinzione sul territorio italiano e dopo che, attualmente, la popolazione del nobile canide ha riaffermato numeri confortanti.
Ieri, a Roma, si sarebbe dovuto approvare il nuovo Piano per la conservazione del lupo. Dove la parola conservazione assume le prerogative evidenti dell'eufemismo. Tant'è che le considerazioni, peraltro oggettive, del ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti non hanno conseguito alcun dietro-front: «O non si è letto il testo o si è in malafede», ha esordito. «Certo, il testo è un po' lungo, lo capisco. Come al solito in questo Paese alcuni ragionano con la demagogia e l'ideologia, non con la scienza e i fatti. Oggi ci sono in Italia più di 1500 lupi, 250-300 ogni anno bracconati, secondo voi è aperta la caccia al lupo o la apro io?». Il ragionamento del Governo è semplice: «Se noi non interveniamo per diminuire la pressione sui territori, i bracconieri continueranno ad ammazzarli».
Galletti aggiunge che «in questo testo c'è un nucleo anti-bracconaggio con i carabinieri forestali e le polizie provinciali, cani anti-veleni contro i bocconi avvelenati, altre azioni di prevenzione per gli allevatori per proteggersi ed evitare che il lupo mangi le bestie». L'ultima azione prevista dal Piano «dice che una volta che siano state fatte tutte le prescrizioni, come le recinzioni e le varie attività previste tra cui gli indennizzi, alla fine la Regione può chiedere al mio Ministero di intervenire per prelevare dei capi in misura limitatissima e solo dopo che ho acquisito il parere dell'Ispra sul singolo caso».
«Il rinvio chiesto e ottenuto dal presidente della Conferenza Stefano Bonaccini è una saggia soluzione: meglio riflettere ancora e meglio prima di abbattere i lupi», è tuttavia la tranciante valutazione di Debora Serracchiani, che è anche vicesegretario nazionale del Partito democratico. Ma siccome la Realpolitik non va mai rinnegata per partito preso, la Debora nazional-regionale aggiunge che «non passano certo sotto silenzio le ragioni degli allevatori né il complesso di provvedimenti per l'agricoltura». E però «bisogna anche tenere nel debito conto l'evoluzione della nostra sensibilità ambientale». Difatti «per decenni siamo cresciuti nel timore che un animale nobile come il lupo sparisse dall'Italia, e ora non è banale cominciare a ripensarlo come a un pericoloso invasore».
Serracchiani, quando può, si circonda di animali domestici, ma è utile ricordare come abbia salvato dal macello Luciano, un vecchio cavallo simile a quel Nestore protagonista dell'ultimo, commovente film di Alberto Sordi. «In ogni caso sono sicura che il rinvio sarà utile a perfezionare una soluzione ha concluso - capace di tutelare con equilibrio l'economia dei territori e la difesa dell'ambiente e del lupo». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino