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ROVIGO - La Questura aveva previsto oltre un centinaio di trattori, ne sono arrivati molti di più, oltre 500, perché oltre a quelli arrivati da un capo all'altro della provincia di Rovigo, dal Delta all'Alto Polesine, si sono uniti anche quelli delle zone limitrofe, da Ferrara alla Bassa padovana, da Mantova Bassa veronese. Alla protesta degli agricoltori organizzata per oggi, 5 febbraio, a Rovigo sono presenti davvero in tanti, pronti a invadere anche il centro del capoluogo polesano.
I manfiestanti hanno invaso il centro storico e passando per Corso del Popolo sono arrivati in piazza Vittorio Emanuele II, dove si sono fermati sotto il municipio: hanno consegnato una lettera al prefetto. La viabilità ne ha risentito parecchio e il traffico era congestionato.
La marcia dei trattori
Al momento della concentrazione, al Censer, il polo fieristico, il parcheggio antistante non è bastato a contenere tutti i trattori.
«Ci alziamo tutti i giorni alle 5 e non vediamo un futuro», spiega uno dei partecipanti. Giorgio, contoterzista arrivato da Verona, che ha fatto parte delle delegazione che la settimana scorsa a Fieragricola si è incontrata con il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida, rimarca: «Abbiamo una piattaforma che stiamo condividendo in tutta Italia, ci sono tante rivendicazioni ma stiamo cercando di fare sintesi, sarebbe importante che Ismea riconoscesse i costi di produzione. Non è possibile che le mele vengano pagate 20 centesimi al produttore e poi si trovino in vendita nella grande distribuzione a 3,50, c'è qualcosa che non funziona. L'agricoltura sta morendo a causa dei costi fuori controllo. Ci sentiamo traditi dalle associazioni di categoria, vogliamo che il Governo capisca i nostri problemi. Molti di noi hanno votato la Meloni, ma deve capire che l'interlocuzione deve essere con chi scende nei campi». Giacomo aggiunge: «Chi l'agricoltura la fa e non ne parla soltanto, sa bene cosa si deve affrontare ogni giorno e qual è la paura di ritrovarsi senza un reddito».
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Il Gazzettino