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TREVISO - Oscar Farinetti, imprenditore, guru del settore agro-alimentare, fondatore di Eataly marchio noto in tutto il mondo, difende il Prosek davanti alle telecamere di Restart, trasmissione di Rai 2, e subito il mondo agroalimentare trevigiani si solleva sdegnato. In un momento in cui l'intero sistema, dai consorzi, alle associazioni di categoria fino al mondo della politica, si compatta per difendere il nome del Prosecco dall'insidia in arrivo dalla Croazia sotto forma di un vino, bianco, dolce con un nome troppo simile per non creare confusione nei mercati internazionali, un simbolo della buona cucina italiana va controcorrente. E si mette dalla parte del Prosek. «Prodotto diverso, siamo un paese di sciovinisti». Ma non solo: accusa l'agricoltura tradizionale di essere una delle principali fonti di inquinamento mondiale e rilancia la cucina a base di insetti. Quanto basta per scatenare reazioni a ogni livello.
LA DIFESA
Il primo a reagire è Giampaolo Vallardi, senatore della Lega e presidente della commissione Agricoltura del Senato.
L'ANALISI
Per questo motivo, a suo modo di vedere, la scelta di un nome così importante come Farinetti di sposare la causa del Prosek è quasi un tradimento: «Non si tratta solo di un fattore legato alla sicurezza alimentare - spiega Vallardi - ma, e questo Farinetti lo dovrebbe sapere molto bene nella sua veste di imprenditore, di uno sfruttamento commerciale. Dato che chiunque si approfitta delle denominazioni dei nostri prodotti, si approfitta del lavoro degli agricoltori che negli anni ha reso nobile quel prodotto». E poi chiude con una frecciatina al veleno: «Sarebbe bene si ricordasse che la gran parte della sua fortuna è dovuta proprio dal Made in Italy il cui suono, Eataly, riproduce». La sfida tra i due, per il momento, si chiude qui. Rimane invece apertissimo il duello sulla possibilità di utilizzare il nome Prosek. La Regione ha presentato un corposo dossier in cui si prova che il Prosecco è strettamente legato alle zone dove si coltivano i vitigni Doc e Docg. E che quindi i croati non hanno alcun diritti di vedersi riconosciuto a livelli internazionale il loro marchio.
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Il Gazzettino