Prosecco finita la guerra e trovata l'intesa: brindisi rosè già nel 2020

prosecco rosè
TREVISO - La guerra è durata esattamente due settimane. Ma ieri a Trieste la Doc ha sbloccato il nodo rosè stringendo un patto di valorizzazione con i produttori del...

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TREVISO - La guerra è durata esattamente due settimane. Ma ieri a Trieste la Doc ha sbloccato il nodo rosè stringendo un patto di valorizzazione con i produttori del Prosekar e incassando il ritiro delle osservazioni inoltrate al ministero delle Politiche Agricole lo scorso 13 luglio. In cambio si impegna a promuovere e sostenere economicamente la produzione del frizzante carsico, che diventerà una tipologia tutelata nella grande famiglia delle bollicine Doc.

LE REAZIONI
Il futuro? «Direi roseo». Si concede una battuta il presidente Stefano Zanette di ritorno da Trieste con il direttore Luca Giavi dove è stato firmato l'armistizio delle bollicine. Con una doppia mossa il Consorzio del Prosecco di pianura è riuscito a non porre intoppi all'uscita delle nuove bollicine, previste per ottobre 2020 in Italia e novembre 2020 nel resto d'Europa. Inoltre la valorizzazione del Prosekar, il frizzante carsico spumantizzato con metodo ancestrale e risultato delle uve Glera, Vitoska e Malvasia potrebbe dare ulteriore valore e diversità all'intera denominazione. E felice di questo risultato si dice anche Alessio Stoka, presidente dell'associazione Prosekar. «Abbiamo dovuto forzare la situazione per vedere riconosciute le nostre istanze. Ora la valorizzazione e gli investimenti che ci verranno dalla grande famiglia della Doc daranno sviluppo e valore al Prosekar».
IL DOCUMENTO
Dopo il colpo di scena delle osservazioni inviate dai produttori friulani al ministero lo scorso 13 luglio, ieri sotto l'egida della Regione Friuli Venezia Giulia i vertici della Doc hanno incontrato l'associazione degli agricoltori, l'associazione viticoltori del Carlo, l'associazione Prosekar e il Gal Carso. La riunione si è chiusa con un documento in cui i friulani si impegnano a ritirare immediatamente le osservazioni e a sbloccare l'iter di approvazione entro i termini stabiliti, mentre la Doc avvierà «da subito un processo di valorizzazione della produzione ancestrale del Prosekar nella sola area del Carso, oltre a supportare anche economicamente le imprese agricole che garantiscono la denominazione Prosekar e sostenere economicamente la casa del Prosekar». Il riconoscimento e soprattutto l'investimento non arrivano in maniera esattamente spontanea, ma Zanette e Giavi si dicono soddisfatti del risultato. «Il Prosekar - ribadisce il presidente della Doc - è una tipologia di prodotto che si rifà alla tradizione enologica carsica che vogliamo valorizzare. Il nostro desiderio è di regolamentare questa produzione nell'ambito della denominazione prosecco con un'azione di tutela e di valorizzazione sperimentazione su questa tipologia per andare a trovare quell'anello mancante dal punto di vista storico che conferirà ulteriore valore al prosecco».
IL PERCORSO

A tirare un sospiro di sollievo sono tutte quelle aziende (la quasi totalità della denominazione) che avevano già segnato il sold out preventivo per le nuove bollicine rosate e attendevano i codici per l'imbottigliamento tra fine luglio e i primi di agosto. «Dobbiamo dare un domani al prosecco»: così il 25 maggio Stefano Zanette all'assemblea annuale dei soci (in streaming) aveva annunciato l'approvazione da parte del ministero per le Politiche Agricole alla produzione di bollicine rosè. Il nuovo nato rosa in casa Prosecco Doc aveva subito catturato l'entusiasmo del mercato, consentendo nel contempo alla Doc di uscire a testa alta dall'annus horribilis del Covid. Lunedì 15 giugno si era avuta la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Sembrava una strada in discesa fino al 1 ottobre 2020, quando le prime bottiglie avrebbero fatto bella mostra di sè sugli scaffali. Non si era messa in conto la variabile Prosekar. «Anni di promesse non mantenute - ribadisce l'associazione - vincoli ambientali e blocchi di produzione sui terrazzamenti storici del castello di Miramare e sulle alture del Carso. Ma questo è il vino della nostra storia, vanta un metodo di spumantizzazione ancestrale. Un sapere da recuperare per dare impulso economico e turistico alla nostra area. Il Consorzio del Prosecco Doc ha capito e ci è venuto incontro. Lavoreremo uniti». Fine delle ostilità, insomma. Ora i tempi potrebbero essere leggermente ritoccati ma quel che è certo è che le bollicine rosè saranno prodotte già entro l'autunno e arriveranno nei prossimi anni ad occupare fino al 20% del mercato della Doc. A pieno regime quindi, il Prosecco Doc Rosè produrrà circa 97 milioni di bottiglie. Mentre nel disciplinare della Doc potrebbe entrare il cosiddetto terzo metodo, datato 1872, che prevede la spumantizzazione con il residuo zuccherino dell'antico vino carsico.
Elena Filini
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Il Gazzettino