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VENEZIA - I profughi ucraini? Metà è rimasta qui. A quasi un anno dallo scoppio della guerra, il 24 febbraio 2022, molti sono tornati a casa e altrettanti si sono spostati da qualche altra parte, ma continua a essere importante la presenza in città e in provincia di quanti sono scappati dalle bombe e dalla devastazione della loro terra, arrivando qui a chiedere rifugio nel Veneziano.
I numeri
Ecco i numeri: delle 1.433 persone che in città hanno presentato domanda in Questura per il permesso di soggiorno, 708 vivono ancora sul territorio comunale, per la gran parte, e precisamente 472, nelle stesse famiglie che sin dal primo momento hanno dato loro accoglienza, facendosi carico di tutte le spese. Più o meno lo stesso ordine di grandezza, attorno al 50% di permanenza, si può applicare anche al resto della Città metropolitana: del migliaio di profughi relativo agli altri 43 comuni oltre a quello di Venezia, che via via erano stati registrati nel portale unico di riferimento aperto per l’emergenza Ucraina, mezzo migliaio risulta tuttora abitare dov’era arrivato una decina di mesi fa.
I dati sono contenuti nel grande cervellone unico voluto in prima persona dal sindaco Luigi Brugnaro (che, in primis, sta tuttora ospitando a casa sua a Mogliano Veneto una donna con due figlie) e realizzato da Venis, il braccio informatico di Ca’ Farsetti, per avere in maniera dettagliata e in tempo reale, la fotografia della situazione così da meglio attivare tutti i dispositivi di assistenza per i profughi.
Un decimo dei presenti, 77 persone, ha trovato lavoro. Sempre per quanto riguarda Venezia, nell’arco di quest’anno sono state 267 le cessate ospitalità e 416 i trasferimenti, di cui 317 sono coloro che sono partiti, tra cui vanno conteggiati i rientrati a casa in Ucraina, i trasferiti in altra regione italiana e anche tutti quelli che sono andati all’estero.
«Di fronte all’ondata delle partenze – spiega l’assessore alla Coesione sociale Simone Venturini – è stato subito messo in piedi un sistema per ospitare, integrare e dare strumenti alle famiglie e alle persone in arrivo sul territorio. Sono stati mesi particolarmente complicati, soprattutto i primi, quando c’era da rispondere a una primissima accoglienza. Ma poi, anche, sul fronte sanitario, in tempo di Covid con i tamponi e le vaccinazioni, per gli inserimenti scolastici, i permessi di soggiorno. Aver messo in piedi il portale dove le famiglie potevano registrarsi e iscrivere le persone ospitate per poter ottenere alcuni servizi, come il trasporto pubblico gratuito, è stato un ulteriore punto di forza che ha fatto sì che il modello Venezia fosse adottato anche da altre città. Tuttora siamo impegnati nei servizi per l’integrazione, nella scuola, nel volontariato e nel garantire alle persone che hanno scelto di stare qui la possibilità di mettere radici. Un grande ringraziamento va fatto a tutte le realtà che hanno dimostrato grande disponibilità e sostegno, tra cui le parrocchie, la Caritas diocesana, le associazioni, il mondo dello sport e tanti cittadini di buon cuore».
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