VENEZIA - Dopo la gioia, la grande delusione: 30 km di marcia in tre giorni, dopo le notti all'addiaccio, le ore trascorse su un argine del Brenta per contestare...
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Comuqnue a Cona c'è chi pensa di replicare la manifestazione visto che chi ha aderito, in un modo o nell'altro, è riuscito a cambiare il proprio destino. In 241 avevano lasciato Conetta (compreso Salif Traorè, il 35enne ivoriano travolto e ucciso da un'auto) e nessuno di loro tornerà. Venerdì mattina, dalle 5 strutture di Mira offerte dal patriarcato di Venezia, sono partiti gli autobus per portare i migranti ribelli alle loro nuove destinazioni. «Cona non è un lager - spiega il prefetto di Venezia Carlo Boffi - ha 210 mq di esterni e 13mila metri al coperto. Se qualcuno vorrebbe già tornare un motivo ci sarà».
La polemica tocca anche i sindacalisti di Usb, ormai rappresentanti delle istanze dei migranti. E non è un caso che gran parte dei profughi abbia sottoscritto la tessera del sindacato. Ieri sera, a Conetta, si respirava un clima di tensione. Lunedì ci sarà un'assemblea all'interno dell'ex base missilistica
Il Gazzettino