Veneto Banca, Consoli condannato a 3 anni: revocata la confisca di 221 milioni di euro. Risparmiatori in mutande fuori dall'aula

Vincenzo Consoli e la protesta davanti all'aula bunker (Foto Loris Mazzorato)
MESTRE - Condanna anche in appello per Vincenzo Consoli, accusato di ostacolo agli organismi di vigilanza in relazione al crac di Veneto Banca. La Corte presieduta da Carlo...

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MESTRE - Condanna anche in appello per Vincenzo Consoli, accusato di ostacolo agli organismi di vigilanza in relazione al crac di Veneto Banca. La Corte presieduta da Carlo Citterio ha inflitto all’ex amministratore dell’istituto bancario la pena di 3 anni di reclusione. La pubblica accusa aveva sollecitato la pena di 3 anni. In primo grado Consoli era stato condannato a 4 anni, ma nel frattempo si è prescritto il reato di falso in prospetto sull’aumento di capitale.



Revocata, invece, la confisca disposta a conclusione del processo di primo grado, pari a 221 milioni di euro: per conoscere le ragioni della decisione bisognerà attendere il deposito delle motivazioni della sentenza, ma è probabile che la Corte si sia uniformata agli orientamenti europei secondo i quali la confisca non può essere una duplicazione di condanna al risarcimento dei danni. Analoga decisione era stata presa da un’altra sezione della Corte nel processo per il crac della Popolare di Vicenza.

In apertura di udienza alcuni risparmiatori si sono presentati in mutande all’ingresso dell’aula bunker esponendo cartelli per protestare a nome dei risparmiatori che hanno perso consistenti somme di denaro.

La difesa di Consoli: «Inascoltate le nostre perizie»

Attendono le motivazioni per esprimere un giudizio, i legali di Vincenzo Consoli la cui condanna per il fallimento di Veneto Banca è stata confermata oggi in Appello, ma fin da ora puntano il dito sulle valutazioni fatte dal giudice in merito alle consulenze. «Di fronte al giudice - dice Ermenegildo Constabile, legale di Consoli - abbiamo portato un perito che ha battuto 10 a zero l'avversario e ciò non è stato preso in considerazione. A mio avviso - rileva - abbiamo una sentenza affetta da nullità processuali registrate in primo grado, che ci si aspettava di veder prese in considerazione nel secondo giudizio. Circostanza che non c'è stata. Una ingiustizia in primo grado - ribadisce Constabile - che è stata ripetuta in appello».

 

 

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Il Gazzettino