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TREVISO - Falsi stage per ottenere il permesso di soggiorno. A distanza di 13 anni dallo scoppio dell’inchiesta, il processo a carico di dodici imputati (tra cui l’avvocata trevigiana Stefania Filippi) è finalmente iniziato ieri mattina con l’audizione dei primi testimoni del pubblico ministero. Ma il destino del procedimento penale sembra già scritto: la prescrizione scatta fra 4 anni, e si è arrivati soltanto alla prima udienza del primo grado di giudizio. In altre parole, tutto pare destinato a finire in un nulla di fatto.
GLI IMPUTATI
La Procura di Treviso procede per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e violazione della legge allora in vigore che regolava gli accessi nel nostro paese.
L’INCHIESTA
L’inchiesta era esplosa nel maggio del 2010 quando gli agenti della questura di Treviso avevano perquisito lo studio dell’avvocata Filippi in Largo Altinia, alla presenza di un delegato dell’Ordine degli Avvocati, portando alla luce svariati passaporti di cittadini stranieri. Il materiale era stato sequestrato. Secondo l’accusa l’avvocata Filippi avrebbe fatto parte di un gruppo che prometteva agli stranieri corsi di formazione e assunzioni in aziende della zona in cambio di somme tra i 5 e i 10mila euro, portandoli in Italia con permessi di soggiorno temporanei. Era stato il titolare di un call center del capoluogo, un cittadino kosovaro, a presentare per primo una denuncia in cui sosteneva di aver aderito a un progetto formativo promosso dalla cooperativa veneziana. Ma i corsi erano solo una facciata: in realtà non si tenevano. E il proprietario del call center chiese così alla Forcoop 45mila euro per inadempimento contrattuale. Organizzatore della presunta truffa sarebbe stato Franco Biscaro, ex imprenditore del settore dell’edilizia, ritenuto il faccendiere incaricato dei contatti con le aziende, tutte però completamente all’oscuro della presunta macchinazione. La Filippi si sarebbe invece occupata della conversione del permesso di soggiorno dei vari immigrati, che in realtà erano persone già presenti nel territorio nazionale ma da illegali, da “studio e tirocinio” in “lavoro subordinato”.
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