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LOZZO DI CADORE - Quel giorno, poco prima del suono della campanella, si era alzata dalla sedia, aveva lasciato un biglietto sulla cattedra e se ne era andata. Il foglio, scritto a mano e posizionato davanti agli occhi dei suoi alunni, recitava: «15.50: vado a prendere l'autobus direzione casa». Per quei 10 minuti un'insegnante di 56 anni, originaria di Cortina d'Ampezzo ma residente a Borca di Cadore e difesa dall'avvocato Valentina Mazzucco, è finita in Tribunale con l'accusa di interruzione di pubblico ufficio e abbandono di minore. In quella piccola parentesi temporale, infatti, sarebbe potuto accadere di tutto e nessuno era rimasto a sorvegliare i bambini. Ma il pubblico ministero, ieri mattina, ha chiesto l'assoluzione della donna perché mancherebbe l'elemento soggettivo.
L'EPISODIO DI OTTOBRE
L'episodio risale al 2 ottobre 2019. Una giornata come tante se non ci fosse stato quel piccolo contrattempo. L'insegnante non era riuscita a raggiungere la scuola elementare di Lozzo di Cadore in auto e, al ritorno, avrebbe dovuto prendere l'autobus. Ma la sua lezione era l'ultima e finiva alle 16, proprio nell'ora in cui sarebbe passato il mezzo pubblico.
LA RABBIA DEI GENITORI
Il biglietto era stato appoggiato sulla cattedra e poi la 56enne se ne era andata. I bambini sarebbero potuti uscire dall'aula, o peggio dalla scuola, litigare tra di loro o farsi del male. Quel pomeriggio, invece, non era accaduto nulla. Gli alunni si erano limitati ad aspettare il suono della campanella e, una volta a casa, avevano raccontato ai loro genitori ciò che era accaduto. A qualcuno, la storia dell'insegnante che si era allontanata lasciando dei bambini di 6 anni completamente da soli, non era piaciuta ed era partita una denuncia. Il primo articolo del Codice Penale contestato alle 56enne è il 340, ossia interruzione di pubblico ufficio. Abbandonando l'aula prima della fine delle lezioni aveva infatti causato un'interruzione o comunque una turbativa della regolarità del servizio pubblico di docenza che, a causa del suo ruolo, doveva garantire dall'inizio alla fine. Si tratta di un reato che viene punito con la reclusione fino a un anno. L'altro invece, molto più grave, è l'abbandono di minori. L'imputata se ne era andata lasciando soltanto un biglietto con spiegazioni alquanto scarne. Perché non si era fatta sostituire? Non avrebbe potuto chiedere a un operatore scolastico di sorvegliare i bambini fino al suono della campanella? Agendo in questo modo aveva esposto gli alunni a un concreto rischio di infortunio.
REATI PESANTI
Per questo reato, abbandono di minore, c'è la reclusione da sei mesi a cinque anni. Le pene sono aumentate se il fatto è commesso dal genitore, dal figlio o come in questo caso dal tutore. L'avvocato della difesa, Valentina Mazzucco, ha scelto il rito abbreviato che ieri mattina è stato discusso in tribunale a Belluno. Il pm ha chiesto l'assoluzione perché il fatto non costituisce reato per l'abbandono di minori e per particolare tenuità del fatto per l'interruzione di pubblico servizio. La difesa ha rilanciato con un'assoluzione piena. Tutto si giocherebbe sull'elemento soggettivo e quindi sul dolo, sulla colpa o sulla preterintenzione dell'imputata. Il gip ha rinviato all'udienza del 10 giugno per repliche e sentenza.
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Il Gazzettino