Maestra a processo: abbandonò l'aula 10 minuti prima della fine delle lezioni

Venerdì 4 Giugno 2021 di Davide Piol
Maestra a processo: abbandonò l'aula 10 minuti prima della fine delle lezioni

LOZZO DI CADORE - Quel giorno, poco prima del suono della campanella, si era alzata dalla sedia, aveva lasciato un biglietto sulla cattedra e se ne era andata.

Il foglio, scritto a mano e posizionato davanti agli occhi dei suoi alunni, recitava: «15.50: vado a prendere l'autobus direzione casa». Per quei 10 minuti un'insegnante di 56 anni, originaria di Cortina d'Ampezzo ma residente a Borca di Cadore e difesa dall'avvocato Valentina Mazzucco, è finita in Tribunale con l'accusa di interruzione di pubblico ufficio e abbandono di minore. In quella piccola parentesi temporale, infatti, sarebbe potuto accadere di tutto e nessuno era rimasto a sorvegliare i bambini. Ma il pubblico ministero, ieri mattina, ha chiesto l'assoluzione della donna perché mancherebbe l'elemento soggettivo.


L'EPISODIO DI OTTOBRE
L'episodio risale al 2 ottobre 2019. Una giornata come tante se non ci fosse stato quel piccolo contrattempo. L'insegnante non era riuscita a raggiungere la scuola elementare di Lozzo di Cadore in auto e, al ritorno, avrebbe dovuto prendere l'autobus. Ma la sua lezione era l'ultima e finiva alle 16, proprio nell'ora in cui sarebbe passato il mezzo pubblico. Il problema è che se l'avesse perso sarebbe tornata a casa due ore dopo, cioè all'ora di cena. E quindi aveva deciso di anticipare, di circa 10 minuti, l'uscita da scuola. «Che saranno mai 10 minuti?» avrà pensato la donna. Da qui, la decisione di scrivere su un foglio di carta il motivo per cui quei bambini sarebbero stati lasciati soli: «15.50: vado a prendere l'autobus direzione casa».


LA RABBIA DEI GENITORI
Il biglietto era stato appoggiato sulla cattedra e poi la 56enne se ne era andata. I bambini sarebbero potuti uscire dall'aula, o peggio dalla scuola, litigare tra di loro o farsi del male. Quel pomeriggio, invece, non era accaduto nulla. Gli alunni si erano limitati ad aspettare il suono della campanella e, una volta a casa, avevano raccontato ai loro genitori ciò che era accaduto. A qualcuno, la storia dell'insegnante che si era allontanata lasciando dei bambini di 6 anni completamente da soli, non era piaciuta ed era partita una denuncia. Il primo articolo del Codice Penale contestato alle 56enne è il 340, ossia interruzione di pubblico ufficio. Abbandonando l'aula prima della fine delle lezioni aveva infatti causato un'interruzione o comunque una turbativa della regolarità del servizio pubblico di docenza che, a causa del suo ruolo, doveva garantire dall'inizio alla fine. Si tratta di un reato che viene punito con la reclusione fino a un anno. L'altro invece, molto più grave, è l'abbandono di minori. L'imputata se ne era andata lasciando soltanto un biglietto con spiegazioni alquanto scarne. Perché non si era fatta sostituire? Non avrebbe potuto chiedere a un operatore scolastico di sorvegliare i bambini fino al suono della campanella? Agendo in questo modo aveva esposto gli alunni a un concreto rischio di infortunio.


REATI PESANTI
Per questo reato, abbandono di minore, c'è la reclusione da sei mesi a cinque anni. Le pene sono aumentate se il fatto è commesso dal genitore, dal figlio o come in questo caso dal tutore. L'avvocato della difesa, Valentina Mazzucco, ha scelto il rito abbreviato che ieri mattina è stato discusso in tribunale a Belluno. Il pm ha chiesto l'assoluzione perché il fatto non costituisce reato per l'abbandono di minori e per particolare tenuità del fatto per l'interruzione di pubblico servizio. La difesa ha rilanciato con un'assoluzione piena. Tutto si giocherebbe sull'elemento soggettivo e quindi sul dolo, sulla colpa o sulla preterintenzione dell'imputata. Il gip ha rinviato all'udienza del 10 giugno per repliche e sentenza.
 

Ultimo aggiornamento: 5 Giugno, 10:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci