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ROVIGO - Sarà un processo, che inizierà il prossimo marzo, a entrare nel merito delle accuse che la Procura di Rovigo rivolge al 38enne imprenditore rosolinese Alessandro Duò, già presidente di Asm, la municipalizzata di Rovigo, e a Raffaele Crepaldi, assessore comunale all'Urbanistica di Porto Tolle, per il loro ruolo di amministratori della società Oibì, nata nel 2016 con sede a Porto Tolle e stabilimento a Corbola, che nel 2018 contava 11 soci, «per la produzione e la commercializzazione di prodotti innovativi ad alto valore tecnologico nel settore agroalimentare», poi dichiarata fallita nell'aprile dello scorso anno dopo essere passata di mano e aver spostato la sede legale a Vicenza. Una startup innovativa nel settore agroalimentare che avrebbe dovuto trasformare e mettere sul mercato prodotti ittici a chilometro zero e per questo avrebbe ottenuto contributi e finanziamenti. Ma non ne avrebbe avuto diritto, perché non solo non sarebbe stata una startup innovativa, ma non avrebbe nemmeno utilizzato prodotto locale, commercializzando prodotti di provenienza estera e da grande distribuzione aziendale. Almeno questa è l'accusa sulla quale si incentrerà il processo.
Rinvio a giudizio
Ieri il giudice per le udienze preliminari Silvia Varotto ha deciso il rinvio a giudizio per Duò e Crepaldi, assistiti rispettivamente dagli avvocati Gianni Druda e Paola Malasoma, ai quali la Procura di Rovigo contesta le ipotesi di reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico in materia di documentazione amministrativa. Secondo l'accusa, infatti, la società avrebbe ottenuto, senza averne i requisiti, un contributo di 228mila euro nell'ambito del Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, gestito dalla Regione, nonché un finanziamento agevolato da 700mila euro dal Monte dei Paschi, garantito all'80% dal Fondo di garanzia pubblica per le piccole e medie imprese del ministero dello Sviluppo economico. Nell'agosto 2020 la Guardia di Finanza, nell'ambito delle indagini coordinate dal sostituto procuratore Valeria Motta, ha eseguito nei confronti dei due un sequestro per circa 800mila euro in denaro e beni aziendali.
Il Gazzettino