Rovigo. Ottengono contributi per una start up senza averne diritto: Duò e Crepaldi a processo

Avrebbero ricevuto un contributo di 228 mila euro e un finanziamento agevolato da 700 mila euro

Venerdì 2 Dicembre 2022 di Francesco Campi
Duò e Crepaldi a processo, avrebbero ottenuto contributi senza averne diritto

ROVIGO - Sarà un processo, che inizierà il prossimo marzo, a entrare nel merito delle accuse che la Procura di Rovigo rivolge al 38enne imprenditore rosolinese Alessandro Duò, già presidente di Asm, la municipalizzata di Rovigo, e a Raffaele Crepaldi, assessore comunale all'Urbanistica di Porto Tolle, per il loro ruolo di amministratori della società Oibì, nata nel 2016 con sede a Porto Tolle e stabilimento a Corbola, che nel 2018 contava 11 soci, «per la produzione e la commercializzazione di prodotti innovativi ad alto valore tecnologico nel settore agroalimentare», poi dichiarata fallita nell'aprile dello scorso anno dopo essere passata di mano e aver spostato la sede legale a Vicenza. Una startup innovativa nel settore agroalimentare che avrebbe dovuto trasformare e mettere sul mercato prodotti ittici a chilometro zero e per questo avrebbe ottenuto contributi e finanziamenti. Ma non ne avrebbe avuto diritto, perché non solo non sarebbe stata una startup innovativa, ma non avrebbe nemmeno utilizzato prodotto locale, commercializzando prodotti di provenienza estera e da grande distribuzione aziendale.

Almeno questa è l'accusa sulla quale si incentrerà il processo.

Rinvio a giudizio

Ieri il giudice per le udienze preliminari Silvia Varotto ha deciso il rinvio a giudizio per Duò e Crepaldi, assistiti rispettivamente dagli avvocati Gianni Druda e Paola Malasoma, ai quali la Procura di Rovigo contesta le ipotesi di reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico in materia di documentazione amministrativa. Secondo l'accusa, infatti, la società avrebbe ottenuto, senza averne i requisiti, un contributo di 228mila euro nell'ambito del Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, gestito dalla Regione, nonché un finanziamento agevolato da 700mila euro dal Monte dei Paschi, garantito all'80% dal Fondo di garanzia pubblica per le piccole e medie imprese del ministero dello Sviluppo economico. Nell'agosto 2020 la Guardia di Finanza, nell'ambito delle indagini coordinate dal sostituto procuratore Valeria Motta, ha eseguito nei confronti dei due un sequestro per circa 800mila euro in denaro e beni aziendali. Dagli accertamenti effettuati, infatti, erano state individuate diverse irregolarità rispetto ai requisiti di legge necessari poter qualificare Oibì Srl come una startup innovativa. Perché, secondo la ricostruzione degli inquirenti, l'azienda non avrebbe materialmente mai avviato la produzione e la trasformazione dei prodotti, limitandosi quasi esclusivamente a prodotti ittici non lavorati, né avrebbe utilizzato macchinari innovativi, acquistandone di già presenti sul mercato, né avrebbe investito in ricerca e sviluppo la quota prevista dalla legge. Eppure, inscrivendosi nell'apposito registro, pur senza averne i requisiti, quindi attestandoli falsamente, avrebbe ottenuto il finanziamento agevolato garantito dallo Stato. Analogamente, nella domanda presentata al bando regionale per il finanziamento europeo, al quale Oibì si era piazzata al primo posto fra tutte le aziende, avrebbe indicato la previsione dell'acquisto di prodotti da acquacoltura biologica e l'utilizzo di prodotto da flotte locali o da impianti locali, ma i due aspetti, che avevano garantito di ottenere un punteggio molto alto e quindi ottenere i 228mila euro del Feamp, non sarebbero stati riscontrati dai fatti. Da parte delle difese sembra esserci la piena fiducia nella possibilità che nel corso del processo tutto possa essere definitivamente chiarito facendo quindi cadere le accuse. 

Ultimo aggiornamento: 17 Aprile, 23:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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