Primo, 76 anni, l'ultimo abitante di Puller: «La montagna sta morendo»

Primo Laurencig e il borgo in pietra di Puller, a Pulfero
PULFERO (Udine) - Una vita di sacrificio e di lavoro duro, senza mai lamentarsi, quella di Primo Laurencig, da giovane in giro per il mondo a guadagnarsi da vivere come emigrante,...

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PULFERO (Udine) - Una vita di sacrificio e di lavoro duro, senza mai lamentarsi, quella di Primo Laurencig, da giovane in giro per il mondo a guadagnarsi da vivere come emigrante, poi in fabbrica, ma anche nei campi e nei boschi, a fare il contadino e a far legna. Quindi il ritorno nella sua terra, Puller, un piccolo borgo sulle montagne del comune di Pulfero, nelle Valli del Natisone, dove ormai non vive più nessuno. Ci abita solo lui, in una grande casa in pietra, circondato da quelle che un tempo erano stalle, ricoveri per gli attrezzi, abitazioni rurali, tra scale in legno, ferri di cavallo e l’affresco della Madonna. Un borgo a quota 650 metri, con una sola strada di accesso, i carri di legno per il bestiame che ormi non si usano più, le scale appoggiate ai muri, perché le mucche sono scomparse, così come non ci sono più gli allevatori e i contadini che animavano Puller fino agli anni Cinquanta del secolo scorso.

 
La montagna abbandonata 
«Qui c’erano una ventina di abitanti, poi se ne sono andati via tutti in pianura, a valle, e sono rimasto solo io. Ho cercato di animare questo borgo aprendo un’osteria ma ormai non c’è più speranza per la montagna - dice Primo, che ha 76 anni e che vive con i suoi cani da caccia e con i suoi gatti -; alla fine la politica ha distrutto l’economia di questa terra, un tempo abitata e curata da chi aveva scelto di restare, sfidando tutte le difficoltà del vivere in quota. I turisti in bici? Si ci sono, ma non portano nulla. Passano di corsa, non si fermano, hanno tutto con loro. Non spendono e, a dir la verità, chi ci passa in moto, magari per far cross, sporca pure, e rovina l’ambiente, che è l’unica cosa bella, incontaminata, che è rimasta. Sarà sempre peggio».

Quando c'erano più maiali che abitanti 
«Basta pensare che in tutto il comune di Pulfero, una volta, c’erano più maiali che abitanti, 3500 maiali e 980 persone; poi, nell’arco di pochi decenni, per scelte sbagliate fatte per montagna, siamo arrivati a quota zero animali e sempre meno uomini, tra l’altro, perché la gente se ne va via. Non ci sono aiuti, né agevolazioni. Anzi, pensi che io, a 76 anni, dopo mezzo secolo che porto i trattori, adesso dovrei pure andare a fare un corso che mi abilita a condurli. È una vergogna».
 
La vita da emigrante 
Ha 20 anni, Primo, quando se ne va da casa. È solo un ragazzo quando emigra all’estero in cerca di fortuna. Va a fare il tornitore in Germania, poi si sposta in Svizzera. Quindi rientra in patria e va a lavorare alla Danieli di Buttrio. Per arrivare alla pensione si arrangia in ogni modo e nel 1980 decide di aprire un’osteria a Puller, nel suo borgo natio. Prima la ricava in due stanze al piano terra di casa: un bancone di mattoni, tavolini e scaffali, vini e buone grappe alle erbe. Poi si trasferisce nella casa accanto. Il locale di chiama “Alle Ciuske” e ha chiuso i battenti qualche anno fa. Oggi resta solo il cartello appeso, sopra alla bussola di ingresso. La speranza è che qualcuno le rilevi e la riapra. 
 
In mezzo ai trofei di caccia 

Primo non ha rinunciato alla convivialità, a stare con gli amici. È sempre molto ospitale e nella vecchia frasca, che all’inizio era una fiaschetteria, accoglie la “sua” squadra di cacciatori. Laurencig ha fondato la riserva di caccia di Pulfero che si estende su 5000 ettari e che conta un’ottantina di soci, anche se non tutti abitano in questa parte delle Valli del Natisone. «Qui si caccia un po’ di tutto: cinghiale, capriolo, lepre, cervo. Ci sono anche la volpe e altri animali selvatici. Quando rientriamo ci incontriamo qui da me, per un brindisi e per mangiare qualcosa». Occhi azzurrissimi, parlata in dialetto sloveno, Primo ci offre un bicchiere di vino mentre il nipote, che è passato a trovarlo, si occupa dei cani da caccia. Un saluto veloce allo zio, perchè ormai sta facendo buio, e bisogna rientrare.    Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino