PULFERO (Udine) - Una vita di sacrificio e di lavoro duro, senza mai lamentarsi, quella di Primo Laurencig, da giovane in giro per il mondo a guadagnarsi da vivere come emigrante,...
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La montagna abbandonata
«Qui c’erano una ventina di abitanti, poi se ne sono andati via tutti in pianura, a valle, e sono rimasto solo io. Ho cercato di animare questo borgo aprendo un’osteria ma ormai non c’è più speranza per la montagna - dice Primo, che ha 76 anni e che vive con i suoi cani da caccia e con i suoi gatti -; alla fine la politica ha distrutto l’economia di questa terra, un tempo abitata e curata da chi aveva scelto di restare, sfidando tutte le difficoltà del vivere in quota. I turisti in bici? Si ci sono, ma non portano nulla. Passano di corsa, non si fermano, hanno tutto con loro. Non spendono e, a dir la verità, chi ci passa in moto, magari per far cross, sporca pure, e rovina l’ambiente, che è l’unica cosa bella, incontaminata, che è rimasta. Sarà sempre peggio».
Quando c'erano più maiali che abitanti
«Basta pensare che in tutto il comune di Pulfero, una volta, c’erano più maiali che abitanti, 3500 maiali e 980 persone; poi, nell’arco di pochi decenni, per scelte sbagliate fatte per montagna, siamo arrivati a quota zero animali e sempre meno uomini, tra l’altro, perché la gente se ne va via. Non ci sono aiuti, né agevolazioni. Anzi, pensi che io, a 76 anni, dopo mezzo secolo che porto i trattori, adesso dovrei pure andare a fare un corso che mi abilita a condurli. È una vergogna».
La vita da emigrante
Ha 20 anni, Primo, quando se ne va da casa. È solo un ragazzo quando emigra all’estero in cerca di fortuna. Va a fare il tornitore in Germania, poi si sposta in Svizzera. Quindi rientra in patria e va a lavorare alla Danieli di Buttrio. Per arrivare alla pensione si arrangia in ogni modo e nel 1980 decide di aprire un’osteria a Puller, nel suo borgo natio. Prima la ricava in due stanze al piano terra di casa: un bancone di mattoni, tavolini e scaffali, vini e buone grappe alle erbe. Poi si trasferisce nella casa accanto. Il locale di chiama “Alle Ciuske” e ha chiuso i battenti qualche anno fa. Oggi resta solo il cartello appeso, sopra alla bussola di ingresso. La speranza è che qualcuno le rilevi e la riapra.
In mezzo ai trofei di caccia
Primo non ha rinunciato alla convivialità, a stare con gli amici. È sempre molto ospitale e nella vecchia frasca, che all’inizio era una fiaschetteria, accoglie la “sua” squadra di cacciatori. Laurencig ha fondato la riserva di caccia di Pulfero che si estende su 5000 ettari e che conta un’ottantina di soci, anche se non tutti abitano in questa parte delle Valli del Natisone. «Qui si caccia un po’ di tutto: cinghiale, capriolo, lepre, cervo. Ci sono anche la volpe e altri animali selvatici. Quando rientriamo ci incontriamo qui da me, per un brindisi e per mangiare qualcosa». Occhi azzurrissimi, parlata in dialetto sloveno, Primo ci offre un bicchiere di vino mentre il nipote, che è passato a trovarlo, si occupa dei cani da caccia. Un saluto veloce allo zio, perchè ormai sta facendo buio, e bisogna rientrare. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino