Finiti i soldi per i docenti e il personale Ata assunto per il Covid: sciopero della scuola

Precari e personale ata in sciopero il 10 dicembre
UDINE/PORDENONE - Tutte le sigle sindacali esclusa la Cisl che sta cercando ancora un dialogo hanno proclamato lo sciopero per venerdì 10 dicembre di tutto il personale...

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UDINE/PORDENONE - Tutte le sigle sindacali esclusa la Cisl che sta cercando ancora un dialogo hanno proclamato lo sciopero per venerdì 10 dicembre di tutto il personale della scuola. Saltato quasi interamente, dunque, il tavolo delle trattative. Uno sciopero che mette in luce la difficoltà in cui si trovano i lavoratori a causa dei mancati rinnovi contrattuali, in primis quelli covid, ma questi sono solo la punta dell’iceberg. «Se non verranno rinnovati i contratti covid per il personale Ata (collaboratori scolastici, tecnici, amministrativi, ndr) – ha dichiarato Mario Bellomo, segretario provinciale della Flc-Cgil le scuole sono a rischio chiusura. Questo è gravissimo, la segnalazione è avvenuta direttamente dai dirigenti scolastici del territorio».

PERSONALE
Le scuole sarebbero in difficoltà per i tagli al personale Ata già in condizione di ordinaria amministrazione, ma lo sono ancora di più con una pandemia in corso. «L’organico covid – ha fatto sapere Bellomo – è diminuito rispetto allo scorso anno e al momento non c’è un rifinanziamento per consentire l’apertura delle scuole fino a fine anno». Dal quartier generale della Flc fanno sapere che sempre più classi della provincia sono in quarantena, in numero notevolmente maggiore rispetto ai docenti, ma senza una politica di stabilizzazione dei lavoratori, non si troveranno più i sostituti, quando si ammaleranno maestri e prof. È fallito il sistema di reclutamento tramite l’algoritmo – fa sapere Bellomo – tutte le graduatorie sono esaurite, la situazione alla primaria è gravissima, eppure non si vuole trovare un sistema transitorio per stabilizzare i docenti, prima di far partire le nuove lauree abilitanti». 

PRECARI
Sciopereranno uniti, dunque, precari e docenti di ruolo, entrambi per avere stabilità lavorativa e certezze. «La scuola è stata al centro del Pnrr – ha rimarcato Adriano Zonta, segretario regionale della Flc-Cgil – solo per quanto riguarda le strutture, non di certo i lavoratori che per due anni al pari dei sanitari, durante la pandemia, hanno operato molto duramente con estrema flessibilità, migliorando le metodologie didattiche. Eppure, vi è un gap stipendiale inconcepibile con il personale europeo e, addirittura, con quello italiano della pubblica amministrazione». Bellomo ricorda che lo sciopero è stato indetto affinché il governo possa aumentare gli stipendi almeno di tre cifre nette. Anche se ciò avvenisse, l’Italia sarebbe tra i Paesi in Europa che hanno le paghe inferiori per i lavoratori della scuola. Gli ultimi aumenti sono arrivati solo ai dirigenti scolastici. «Invito tutti a scioperare – ha avvisato Zonta – ma anche le famiglie a sostenere il personale, perché l’astensione al lavoro sarà a tutto vantaggio dei loro figli, per una scuola di qualità che non sia solo un parcheggio». I giovani non si stanno avvicinando alla professione docente perché il carico di lavoro è altissimo, molto il sommerso di tipo burocratico.

IL SEGNALE


«Dobbiamo con questo sciopero dare un segnale forte – ha rimarcato Bellomo – perché altrimenti non si riuscirà ad ottenere nulla nei tavoli di confronto con il governo. Tra le altre ragioni dell’astensione, la continua formazione dei lavoratori che deve essere compresa nell’orario di lavoro o, altrimenti, pagata». Gli insegnanti devono avere il tempo di preparare le lezioni, correggere verifiche, stilare progetti, seguire gli studenti con difficoltà di apprendimento e con questo un tale impegno, la formazione non può essere considerata un ulteriore surplus per il lavoratore. Il segretario regionale della Flc ribadisce che i lavoratori della scuola devono essere messi al centro della ripresa e che parimenti vadano rivisti i criteri di pensionamento. Al momento viene riconosciuta come occupazione gravosa, solamente quella delle maestre dell’infanzia, ma tutti gli insegnanti fanno un lavoro difficile e ci vuole un accompagnamento alla pensione, ad esempio diminuendo il lavoro di tipo frontale. «Se non aumenteranno gli stipendi – ribadisce Bellomo – il problema si riverserà sulle pensioni per chi ha iniziato a lavorare con tutto il sistema contributivo, chiaramente a queste condizioni è naturale che si fatichino a trovare docenti. Per questo ci aspettiamo una grande adesione allo sciopero».  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino