Daniel è morto a soli 26 anni Il suo calvario l'ha narrato in un libro

Daniel Coral e l'ospedale di Pordenone dove è deceduto
“Io vincerò”: questo il titolo di un libro che Daniel (Cory '89 per gli amici) Coral, 26 anni a ottobre residente a Prata di Sopra, aveva pubblicato due anni fa. Ma...

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“Io vincerò”: questo il titolo di un libro che Daniel (Cory '89 per gli amici) Coral, 26 anni a ottobre residente a Prata di Sopra, aveva pubblicato due anni fa. Ma colpito nel 2007 da linfoma di Hodgkin, dopo 8 anni di cure e trapianti di midollo e voglia di vivere, all'1.45 di martedì nel reparto di seconda medica del Santa Maria degli Angeli, dove era ricoverato dal 29 aprile scorso, ha dovuto arrendersi alla terribile malattia e, nonostante le premurose cure, il suo cuore ha cessato di battere.




Diplomato in Agraria, Daniel aveva trovato lavoro all'"Oasi del Verde" , dove il titolare Ugo Della Libera lo trattava come un figlio. Daniel con amore e dedizione coltivava le piante e per qualche tempo curò pure il decoro dei cimiteri dei Comuni di Brugnera e Prata, poi l'acutizzarsi del male lo costrinse al ricovero in vari ospedali del Triveneto.

Con grande coraggio e voglia di sconfiggere il male, Daniel, prima si sottopose ad trapianto autologo, poi ad un secondo trapianto da un donatore tedesco, infine "accettò" per due volte una sacca di cellule donategli dal fratello Manuel.

Tutte queste dolorose esperienze, sopportate sempre con il sorriso, non sono purtroppo bastate a vincere il male. Pur nella sofferenza, Daniel Coral, per testimoniare il suo amore verso la famiglia, gli amici e la comunità ha scritto “Io vincerò” dove nella quasi cento pagine scritte tutto d'un fiato, narra le proprie esperienze vissute accanto a quanti, come lui, erano e sono colpiti dal linfoma di Hodgkin, vale a dire; l'inizio e le ricadute del male i trapianti, i vari recuperi, le escursione in montagna, le avventure con gli amici; «che mi sono sempre stati vicino», ed il ringraziamento a tutti.

Ultimamente stava scrivendo un altro libro, che i famigliari, dopo averne corretto le bozze, pubblicheranno. In quelle pagine la testimonianza profonda di un animo che la malattia non è riuscita a piegare, un dono a chi resta che nulla potrà mai cancellare. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino