BELLUNO - Le pagine bollenti sono undici. E già il titolo del paragrafo la dice lunga “Un cinico al Vajont”. E questo uno dei capitoli dell’ultima...
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Ma Pansa conferma ciò che ha scritto, prendendolo dai suoi ricordi.
«Faccio il giornalista dal 1960. Non dico nulla riguardo alle polemiche. Ne ho fatte tante nella mia vita...». Giampaolo Pansa non si meraviglia e non ha bisogno di scusarsi. Anzi. «Ho visto tutto con i miei occhi».
A Belluno se la sono presa...
«Ero un giovane di 28 anni e venni spedito a seguire il dramma del Vajont. Ero un ragazzo sveglio ed energico.
Lavoravo, mangiavo, scrivevo».
E andava a donne.
«E certo se trovavo una ragazza, che mi tiravo indietro? In realtà nel mio libro racconto anche di come si comportarono i giornalisti che furono spediti a Longarone in quell’ottobre del 1963. Come quando Giorgio Bocca tirò una bistecca ad un collega».
Però, Belluno ne esce come un postribolo. Non è carino.
«Ho raccontato le mie esperienza di 54 anni fa. Certo che c’erano le prostitute. C’era una quantità di uomini, tutti soccorritori, da quelle parti che pur qualcuno si sarà dato da fare».
Il Gazzettino