Porto Tolle, la centrale termoelettrica diventa un villaggio turistico

Porto Tolle, la centrale termoelettrica diventa un villaggio turistico
PORTO TOLLE - Da centrale termoelettrica a villaggio turistico, capace di accogliere 8.000 ospiti al giorno e di dare lavoro a 400 addetti, attraverso un investimento da 60...

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PORTO TOLLE - Da centrale termoelettrica a villaggio turistico, capace di accogliere 8.000 ospiti al giorno e di dare lavoro a 400 addetti, attraverso un investimento da 60 milioni di euro. È la trasformazione che interesserà l'ormai ex sito industriale di Polesine Camerini, destinato a diventare Porto Tolle Village dall'estate del 2023, grazie a un'operazione di riconversione promossa da Enel, attuata da Human Company e presentata ieri in Regione. «Così rianimiamo un cadavere eccellente», ha detto il governatore Luca Zaia, «il secondo per dimensioni e il primo per impatto dei 23 che ci siamo ritrovati a gestire a livello nazionale», ha aggiunto Francesco Starace, amministratore delegato della multinazionale dell'energia.

 
LA RIQUALIFICAZIONE
Il progetto Delta Farm è inserito nel programma Futur-e, che mira appunto alla riqualificazione della ventina di impianti attualmente chiusi, ma un tempo capaci di generare 13.000 megawatt di potenza, «pari a quella di Paesi come la Danimarca, il Portogallo o la Grecia», ha sottolineato Starace, ricordando come il polo rodigino, entrato in funzione tra il 1980 e il 1984 e gradualmente dismesso fino allo stop dal 2015, sia stato «per molto tempo la colonna portante del sistema energetico nazionale nel Nordest», contribuendo per il 10% alla produzione nazionale di Enel. «Ma poi ha osservato Zaia il mondo è cambiato. Ricordo che nel 2008, quand'ero in Consiglio dei ministri, una seduta sì e una anche si parlava di ricorsi e di occupazione. E noi ci siamo sempre schierati perché il Polesine potesse avere il suo raggio di sole. Purtroppo si è perso un treno quando ancora era in grado di correre, ma ora abbiamo l'opportunità di avviare un nuovo Rinascimento, per il quale siamo a disposizione ma di cui saremo anche Catone il censore». 
IL PIANO
Archiviata la riflessione sul passaggio dall'olio combustibile al carbone («perché non c'era più un futuro produttivo», ha rilevato Starace), sono arrivati un concorso di idee e quindi la proposta di Human, colosso toscano dell'open-air che registra 130 milioni di fatturato, una dozzina di strutture in Italia e 4 milioni di presenze annue. «Per qualità e prezzi, i nostri clienti del Nord Europa dicono che siamo l'Ikea del turismo, anche se i nostri villaggi sono diversi l'uno dall'altro», ha precisato Marco Galletti, amministratore delegato del gruppo che costruirà pure la variante da 100 milioni di Valle Ossi a Eraclea Mare, la cui procedura è ripartita dopo lo scandalo giudiziario culminato nell'arresto e nelle dimissioni del sindaco Mirco Mestre. «Ci metteremo il cuore e realizzeremo due iniziative straordinarie, con particolare attenzione agli aspetti naturalistici ed energetici», ha assicurato il presidente Claudio Cardini. Il piano per Porto Tolle prevede, su un'estensione complessiva di 380 ettari, la destinazione di 20 a bosco e di 117 a villaggio, con 2.200 piazzole per camper, case mobili, glamping (il campeggio green-luxury, attento all'ambiente e sensibile al lusso). Quattro le sezioni principali: Open air village, cioè appunto il villaggio a cielo aperto; Sport centre, il centro per l'attività sportiva; Fishing centre, il centro dedicato alla preservazione della fauna ittica e all'attività di ricerca; Slow beach, la spiaggia vergine con servizi ecosostenibili. Fra gli obiettivi, anche la promozione dei prodotti tipici locali «a centimetri zero», secondo la definizione di Galletti: «Allora ricordatevi dell'ostrica rosa», ha fatto presente Zaia, alludendo alla prelibatezza della zona.
L'ECONOMIA CIRCOLARE

Cedendo l'area a Human per un controvalore di 3,5 milioni, Enel si farà carico delle demolizioni e delle bonifiche, al momento quantificate in 35 milioni, cifra suscettibile di correzioni alla luce degli ultimi carotaggi effettuati insieme ad Arpav, a cui seguiranno 36 mesi di lavori che vedranno in parallelo abbattimenti e ricostruzioni, senza però toccare l'iconica ciminiera. «È un edificio-simbolo, anche perché è il più alto d'Italia, fra quelli non in acciaio ha spiegato Starace e sarà utilizzato per scopi turistici. Siamo di fronte ad un grande esercizio di economia circolare, in cui alla fine l'indotto che vi lavorerà sarà maggiore di quello che operava nell'impianto». Per il polesano Cristiano Corazzari, assessore regionale al Territorio, «è l'inizio di un nuovo percorso per questa che è anche area patrimonio dell'Unesco». Emozionato il sindaco Roberto Pizzoli: «La centrale è stata fondamentale per il nostro territorio, ma oggi è il momento delle scelte». E la decisione per Porto Tolle è di un cambio d'uso, mentre per l'altro sito veneto di Fusina (Venezia), così come per quelli di La Spezia, Brindisi e Civitavecchia, l'evoluzione pensata da Enel sarà «dal carbone alla turbina a gas e alle energie rinnovabili».
Angela Pederiva
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Il Gazzettino