In 25mila per la rinascita. Pordenonelegge guarda al futuro Il bilancio dell'edizione 2021

Pordenonelegge
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PORDENONE - L'edizione di Pordenonelegge della rinascita è andata in archivio e come da tradizione, prima di chiudere il sipario, gli organizzatori hanno tracciato un bilancio dei cinque giorni dedicati ai libri, agli autori e agli editori. Un bilancio più di propositi che di numeri, in verità, con il presidente della Fondazione Pordenonelegge Michelangelo Agrusti che sembrava più disponibile a lasciarsi andare a qualche rivelazione sul futuro e un direttore artistico, Gian Mario Villalta, più propenso, invece, a mantenere il mistero.


I DATI

Partiamo dai numeri. «Il festival ha significato 250 eventi in cartellone e oltre 500 protagonisti in 35 sedi e dieci comuni; i 30 mila posti disponibili e possibili, date le limitazioni in vigore causa Covid ha affermato Agrusti sono stati occupati per un totale di 25mila persone, anche se il dato è ancora grezzo. Un risultato più che positivo tenendo conto appunto delle limitazioni, della necessaria prenotazione, del Green pass (una scommessa vinta) e dell'atmosfera generale di timore che ancora trattiene tante persone». Si devono aggiungere anche le centinaia di migliaia di visualizzazioni grazie alle trasmissioni in streaming, rilanciati in tutto il mondo, da Pechino a Hong Kong, da Addis Abeba a Berlino. Un dato economico riguarda il fatto che almeno la metà del costo del festival è sostenuto dalle aziende del territorio, le cui categorie fanno parte della Fondazione: l'investimento complessivo genera un indotto da moltiplicare - secondo lo studio della Bocconi almeno per otto. Quest'anno si è respirata un'aria più tranquilla e di festa rispetto allo scorso anno: «Siamo tornati a darci la mano continua il presidente e a riscoprire il piacere di ritrovarsi, di parlare, di stare vicini», «anche perché aggiunge Villalta un festival è anche occasione di incontro ed è errato dire che noi da domani inizieremo a lavorare per l'edizione del 2022: lo stiamo già facendo in questi giorni perché incontrando autori ed editori nascono idee e progetti e si pongono le basi per future collaborazioni». 


L'EVOLUZIONE

Questa edizione è stata caratterizzata da alcune novità: quella più evidente è stata l'inaugurazione contemporanea a Pordenone, Trieste e Lignano che secondo Agrusti è stata positiva (non tutti però da quanto si sente dire - sono d'accordo con lui o hanno compreso il senso dell'operazione) e avrà sviluppi in futuro, anche se è ancora prematuro parlarne. Confermata e consolidata la forma di festival decentrato in alcuni centri della provincia «con appuntamenti molto apprezzati dalla popolazione e dalle amministrazioni». Gli autori, in generale, ritengono il festival molto ben organizzato, la città accogliente ed esprimono il desiderio di tornare. Anche la tecnologia ha i suoi aspetti positivi: rispetto allo scorso anno sono aumentati i collegamenti in streaming col festival, soprattutto gli Istituti Italiani di Cultura all'estero (oltre 40 in tutto il mondo), hanno consentito ai cittadini di quei Paesi che li frequentano di conoscere di più e meglio sia la lingua che la cultura italiane.

 
IL PLAUSO

Infine, Agrusti ha espresso un apprezzamento per l'intera macchina organizzativa (rappresentata dalla direttrice della Fondazione Michela Zin) e artistica del festival che «funzionano alla perfezione e per la città che sente suo Pordenonelegge». Villalta che ha parlato anche a nome di Valentina Gasparet e Alberto Garlini ha confermato che Pordenone si rivela sempre più città festival. «Credo ha detto che vi sia un equilibrio fra autori ed eventi più di nicchia, come ad esempio la grande attenzione che manifestiamo per la poesia, e la scelta di appuntamenti più popolari. La PNleggetv, poi, ci fa raggiungere anche gente lontana. Una cosa che vorremmo tornasse a pieno regime è il rapporto con gli studenti, penalizzato dal Covid: quegli incontri sono una fucina di nuovi lettori». 

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Il Gazzettino