Tra le prime ipotesi delle futura riforma regionale della sanità sarebbero diversi i punti che stanno creando più di qualche perplessità e preoccupazione in...
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PORDENONE
Per Pordenone, come hub di primo livello, a tutte le funzioni degli ospedali di basi si sommano i reparti esistenti di: pediatria in regime di ricovero ordinario, cardiologia con unità coronarica, neurologia con stroke unit, oncologia in regime di ricovero ordinario (un passo indietro rispetto all’integrazione attuata con il Cro negli ultimi anni?), pneumologia, oculistica, otorinolaringoiatria, urologia, psichiatria con diagnosi e cura, anatomia patologica, laboratorio di analisi e microbiologia. L’elenco qui si ferma. Ma mancano diverse strutture complesse: forse perché saranno “recuperate” con altri atti dell’amministrazione regionale? È possibile, intanto però non mancano i timori tra gli operatori e tra i cittadini. In particolare manca la chirurgia della mano (eccellenza regionale che Pordenone ha dovuto sempre difendere con le unghie e con i denti), la Procreazione medica assistita (sarebbe paradossale visto che i nuovi locali a Sacile dovrebbero essere operativi proprio in autunno), le malattie infettive, l’endocrinologia, la radioterapia interventistica, la medicina trasfusionale, la microbiologia e la medicina nucleare. Alcune sono strutture complesse, altre funzioni a cui l’ospedale di Pordenone non intenderà rinunciare. Nelle prossime settimane la bozza dovrà essere discussa anche nelle commissioni consiliari. E sarà quella la sede in cui anche la politica dovrà chiedere chiarimenti e prendere posizione. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino