Pordenonelegge, l'appello di Pahor «Basta silenzio sui lager politici»

Boris Pahor assieme ad alcuni degli studenti che ha incontrato a Pordenone (ph Angela Simonella)
PORDENONE - A 101 anni Boris Pahor, scrittore triestino, nato sotto l’impero austro-ungarico, non abbassa la guardia e continua la propria opera di divulgazione storica. In...

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PORDENONE - A 101 anni Boris Pahor, scrittore triestino, nato sotto l’impero austro-ungarico, non abbassa la guardia e continua la propria opera di divulgazione storica. In questi giorni ha consegnato a Bompiani il manoscritto de “I triangoli rossi”, che scoperchia il silenzio sui campi di concentramento politici, “campi taciuti”, così come i campi fascisti. Argomento - ricorda l'autore - pensato inizialmente per il Corriere della sera, ma che non aveva trovato pubblicazione.




«Dove c’è mancanza di giustizia e libertà, nessuno mi ferma» ha dichiarato Pahor alla platea di studenti accorsi questa mattina per ascoltarlo a Pordenonelegge. “Quello che ho da dirvi” edizioni Nuova Dimensioni (in uscita nella seconda metà di novembre) è nato proprio come dialogo tra lo scrittore e gli studenti del Liceo Scientifico “Luigi Magrini” e dell’Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri “Giuseppe Marchetti” di Gemona del Friuli (Udine) su temi quali l’etica, la storia, la lingua e il corpo.



L’incontro è stato occasione anche per fare qualche argomento sulle vicende politiche attuali. Pahor - l’uomo che ha detto no a Nazismo, Fascismo e Comunismo - vede la confederazione come soluzione giuridica ottimale per salvaguardare libertà e identità dei popoli: per la Scozia e anche per l’Ucraina, dove auspica la creazione di una regione autonoma per i filorussi. «La confederazione sarebbe stata la salvezza per la Jugoslavia, ma Stati Uniti e Serbia erano contrari» ha concluso. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino