PORDENONE - Negozianti che sono in ritardo, anche di sei mesi, nel pagamento dell’affitto (alto, si sa) e che rischiano di perdere il diritto ad occupare gli spazi che...
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LE SPIEGAZIONI
Il 2019 fino ad oggi è da ricordare come uno degli anni peggiori del cosiddetto post-crisi. Alla base ci sono tanti fattori, alcuni nazionali e generali, altri del tutto locali e particolari. «Si deve naturalmente partire dal calo dei consumi rilevato nelle famiglie - precisa sempre Marchiori dalla poltrona dell’Ascom -: il dato deriva in parte da com’è stato ridotto il settore manifatturiero, che generalmente da lavoro alle masse che poi sono chiamate a spendere al dettaglio e ad alimentare l’economia di una città. Ma a Pordenone ci sono state anche delle cause contingenti».
Il clima, ad esempio, non ha assolutamente dato una mano al commercio. «Abbiamo completamente perso la primavera - spiega Antonella Popolizio di Federmoda -, e il mese di maggio è stato letteralmente disastroso a causa della pioggia e le basse temperature». Poi, quando il sole è tornato a illuminare i due corsi, sono arrivati i cantieri. «Però da quel punto di vista dobbiamo essere moderati - chiarisce Marchiori -, perché alla fine le migliorie alla città le abbiamo chieste anche noi e ora ce le abbiamo». Di certo in via Cappuccini ci si aspettava tempi più brevi, ma il danno al commercio era già stato provocato in precedenza, in un anno che come ha spiegato Marchiori non ha avuto alcun exploit degno di nota. «La stagione dei saldi, infatti, ha dato risultati simili a quelli del 2018, ma il dato di partenza non era buono. Per risollevare le sorti del commercio in città ci volevano ben altre vendite». Invece un po’ i cantieri, un po’ il caldo (che come la pioggia ha invogliato tanta gente a non uscire nelle ore centrali) e un po’ il potere d’acquisto stagnante hanno provocato lo stallo del comparto tra i due corsi-salotto del capoluogo.
E le ricadute rischiano di essere ancora più gravi rispetto ai dati stessi dell’analisi, perché il commercio è fatto di persone normali, non di magnati, che vivono con stipendi altrettanto normali, i quali ora sono a rischio giorno dopo giorno. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino