PORDENONE - Le pattuglie miste, annunciate e messe in campo dal premier Matteo Salvini, in accordo con il presidente sloveno Borut Pahor, sono partite dal 1. luglio. I...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
E la conferma arriva dalla Prefettura di Pordenone, che ammette di aver aperto le porte della caserma Monti proprio ai richiedenti asilo provenienti dalla rotta balcanica. «Ci sono stati degli arrivi anche nelle ultime settimane», ha spiegato Maria Rosaria Maiorino, prefetto di Pordenone. Si tratta delle persone che una volta superato il valico non hanno trovato ospitalità nelle altre tre province del Friuli Venezia Giulia. E la riorganizzazione delle presenze alla Monti, un hub che in questi giorni ha visto partire una cinquantina di persone, serve proprio a garantire lo spazio necessario ai nuovi flussi, i quali evidentemente sono stati tutt’altro che arrestati.
L’ANALISI
La situazione è la seguente. Nelle prossime settimane, stando a quanto filtra dalle stanze della Prefettura di Pordenone, ci saranno nuove partenze. Lo ha confermato direttamente il prefetto Maiorino. L’operazione di qualche giorno fa, quindi, non resterà isolata. «Sono previsti altri trasferimenti», è la comunicazione ufficiale arrivata dalla Prefettura. Il dettaglio riguarderà non solo l’hub dell’ex caserma Monti, ma anche i siti della cosiddetta accoglienza diffusa, quindi gli appartamenti e le residenze che si trovano sparsi un po’ in tutta la provincia di Pordenone. Nuove partenze, quindi, ma solo per far spazio ad altri arrivi, quelli della rotta balcanica che non si riesce a controllare come si pensava in un primo momento.
Di fatto si è di fronte a una situazione complicata, anche se i giorni dell’emergenza sono lontani. Il progetto relativo al rimpatrio volontario dei richiedenti asilo stenta ancora a muovere i primi passi formali, e la macchina dell’accoglienza è ora costretta ad affrontare l’arrivo di nuove persone, ognuna portatrice di una storia tutta sua e differente rispetto a quella di chi invece viene trasferito. È una sfida che riguarda sia il sistema che deve garantire la sicurezza, sia quello che deve organizzare l’ospitalità e la cura giornaliera delle persone che richiedono l’asilo politico in Italia.
L’obiettivo dichiarato è quello di giungere a quota 2mila migranti in tutto il Fvg (oggi sono circa 3.500), ma i trasferimenti “nascondono” l’arrivo di nuovi migranti. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino